martedì 29 settembre 2015

Il Sole 29.9.15
Sugli sgravi fiscali è duello Ue-Renzi
La Commissione: «L’Italia sposti il carico fiscale dal lavoro a casa e consumi»
Il premier: «Sulle tasse decidiamo noi»
di Beda Romano


BRUXELLES La Commissione europea ha pubblicato ieri una analisi dei sistemi fiscali nazionali nella quale ha messo l’accento ancora una volta sull’eccessiva tassazione del lavoro in Italia, sottolineando l’urgenza di spostare il carico fiscale sulle proprietà immobiliari. La presa di posizione giunge mentre Roma sta preparando una controversa legge di stabilità che prevede riduzioni delle tasse sulla casa. Da New York, il premier Matteo Renzi ha espresso disappunto per le opinioni comunitarie.
L’Italia «ha margine di manovra per ridurre le tasse relativamente elevate sul lavoro e aumentare nel contempo tasse meno distorsive» per il mercato, spiega la Commissione. Secondo il rapporto comunitario, queste ultime sono le tasse sui consumi, le tasse ricorrenti sulle proprietà immobiliari, e le tasse ambientali. In Italia, nel 2012, l’aliquota delle tasse implicite sul lavoro ammontava al 43 per cento. La stessa aliquota implicita sui consumi era al 18%, quella sul capitale al 37.
Da tempo, la Commissione sta mettendo l’accento sull’eccessivo carico fiscale sul lavoro. Non per altro il recente annuncio di?Renzi di voler ridurre le imposte sulla casa ha provocato reazioni negative a Bruxelles. Non che l’esecutivo finanziario sia contrario a riduzioni fiscali, ma è dell’avviso che l’Italia dovrebbe prima ridurre il carico fiscale sul lavoro, e poi eventualmente mettere mano a quello sulle proprietà immobiliari (si veda Il Sole 24 Ore del 12 settembre).
Contrariato, il premier ieri da New York ha commentato: «Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles (…) Compito dell’Unione non è di mettere bocca su quali scelte fiscali fa uno stato». Bruxelles «non deve decidere al posto dei singoli governi». Renzi ha poi aggiunto: «Confermo qui che nella legge di stabilità ci sarà l’eliminazione della tassa sulla prima casa per tutti e per sempre. Lo dico perché è un elemento fondamentale per restituire fiducia agli italiani». Mentre il ministero dell’Economia, in una nota sul proprio sito, sottolinea che il rapporto Ue riporta anche le molte riforme sul fronte fiscale.
La Commissione fa notare che sempre in Italia vi è spazio per rivedere la tassazione sulla casa. Le tasse ricorrenti sono relativamente basse, mentre le imposte sulle transazioni immobiliari sono piuttosto elevate (tra il 5 e il 9% del prezzo). Di conseguenza, Bruxelles suggerisce di rivedere la distribuzione del carico fiscale. C’è di più. Secondo la Commissione, l’Italia è tra i paesi che dovrebbero rivedere (al rialzo) il valore delle rendite catastali. Sempre sul versante immobiliare, il rapporto di Bruxelles nota che la tassazione in Italia consente di dedurre «generosamente» dalle imposte le rate dei mutui. Questa possibilità, associata a un’imposizione relativamente bassa sulle proprietà immobiliari, induce famiglie e imprese a indebitarsi troppo facilmente per acquistare case e appartamenti. Il problema di una tassazione che facilita l’indebitamento riguarda molti paesi, e anche particolari imprese, come quelle bancarie.
Infine, la Commissione europea mette l’accento sull’Iva. Bruxelles nota che l’Italia ha numerose aliquote ridotte e registra un forte divario tra l’Iva raccolta e l’Iva stimata. Suggerisce quindi di ampliare la base imponibile, anche per lottare contro la frode e l’evasione. Questo aspetto non è banale per quanto riguarda l’Italia: nel 2013, le autorità italiane hanno raccolto Iva per 93,9 miliardi di euro, rispetto a una stima di 141,4 miliardi (si veda Il Sole 24 Ore del 5 settembre).In una tabella riassuntiva pubblicata nello stesso rapporto, la Commissione fa quindi il punto tassa per tassa sulle necessità per l’Italia di modificare il proprio sistema fiscale. Nota l’opportunità di ridurre le tasse sul lavoro sia in generale che per i salari più bassi. Viceversa, sottolinea l’urgenza di riequilibrare il carico fiscale, spostandolo non solo sui consumi, ma anche sulle eredità. Secondo Bruxelles, tra il 2000 e il 2015, il totale del carico fiscale in Italia è aumentato dal 39,85% al 43,21% del Pil.