domenica 20 settembre 2015

il manifesto 20.9.15
Pd, il congresso può aspettare. Fra carte bollate e tessere low cost
Democrack. Da domani parte la corsa per il 'ritorno alla normalità', dopo il traumone di Mafia Capitale e la rivoluzione della struttura del partito
Orfini: la fine del commissariamento? Decide Renzi
di Daniela Preziosi


ROMA La data del congresso non c’è e anzi, come diremo poi, rischia di slittare di parecchio rispetto alle previsioni. Ma intanto da domani nel Pd romano parte la corsa per il ritorno alla normalità, dopo il traumone di Mafia Capitale, lo shock del rapporto Barca, il commissariamento, la chiusura di molti circoli e le nuove regole di trasparenza per il tesseramento. L’ex assessore Paolo Masini, allontanato malamente all’ultimo rimpasto, ha convocato un’assemblea dal titolo «Pensando Roma» che ragionerà su «progetti, esperienze, prospettive» e, ma non è bello scriverlo sugli inviti, sui candidati alle primarie per la segreteria. Ufficialmente non ce ne sono, non essendo ancora stato scritto il regolamento. Masini però un pensierino ce lo sta facendo, puntando a raccogliere i malpancisti contro un altro candidato in pectore, Andrea Baldini, leader nazionale dei giovani dem e molto vicino all’area del commissario Matteo Orfini. Che partirebbe, sostengono gli antipatizzanti, avvantaggiato rispetto agli altri candidati: la tessera dei giovani dem costa 5 euro contro le 30 di quella ’per adulti’. Renziani il primo e il secondo, uno blando l’altro per interposta corrente, i renziani doc preferirebbero puntare su Luciano Nobili, ex vicesegretario della federazione, giù rutelliano e in ottimi rapporti con il segretario-premier. Infine i boatos del Colosseo segnalano la possibile candidatura di Giampiero Cioffredi, vicino al presidente della regione Nicola Zingaretti. Ma siamo ai preliminari di una corsa che prima di iniziare dovrebbe lasciarsi alle spalle i tormenti del Pd Capitale. Facile a dirsi. Venerdì scorso due militanti romani, Giancarlo Ricci e Gianluca Zucaro, hanno citato in giudizio — dicasi giudizio — la federazione romana nella persona del legale rappresentante pro tempore, ovvero Orfini, chiedendo l’annullamento della delibera con cui lo stesso ha riformato la struttura del partito. Secondo i due la delibera doveva essere fatta approvare dall’assemblea cittadina, organo non commissariato. I due sono convinti che le novità introdotte, fra cui chiudere i circoli lasciandone uno ogni 200mila abitanti, «non solo non sanano le distorsioni e le aberrazioni che hanno aperto la strada a quei fenomeni, ma le stanno amplificando».
Il 28 ci sarà l’udienza in tribunale. Si vedrà. Comunque il congresso è ancora di là da venire. Nel frattempo l’ex assessore Roberto Morassut propone una Leopolda del Pd romano per «ridare la parola alle persone, il congresso andrà fatto solo quando avremo maturato una visione condivisa». Orfini aveva promesso la fine del commissariamento a dicembre. In questo caso le primarie si sarebbero potute svolgere a febbraio, in tempo per essere concluse prima di un — improbabile — ritorno alle urne di Roma in primavera. Ma dal Nazareno c’è chi giura che è Renzi in persona a rallentare per evitare che il nuovo segretario finisca subito in rotta di collisione con il sindaco, di cui Orfini invece è garante e parafulmine. Venerdì lo stesso Orfini — che alla denuncia dei due militanti ha risposto alla sua maniera e cioè «tendo a occuparmi di cose serie» — a chi gli chiedeva notizie, ha spiegato: «Per statuto la fine del commissariamento la decide il segretario, la domanda va rivolta a lui».