il manifesto 18.9.15
La sfida di Tsipras: costruire una sinistra di governo
L’ex premier dovrà gestire il Memorandum con alleati scomodi come gli oligarchi di To Potami
E nel partito molti pensano che sarebbe meglio tornare all’opposizione
di Dimitri Deliolanes
Dalle urne di domenica non uscirà solo il nuovo governo greco ma molto di più. Il risultato sarà l’ennesima prova di forza tra il popolo greco e le forze neoliberiste che si sono impossessate dell’Unione Europea. La nuova affermazione di Alexis Tsipras — pur ferito e zoppicante per le botte incassate a luglio — non sarà uguale alla grandiosa vittoria del 25 gennaio, ma conterà in Europa. Il messaggio degli elettori verso Bruxelles e Berlino sarà chiaro: avete fatto di tutto per destabilizzare, frantumare e rovesciare questo governo indigesto e fastidioso ma noi non desistiamo e democraticamente, come abbiamo sempre fatto, ve lo sbattiamo di nuovo in faccia: se credete di aver chiuso i conti con i greci, vi sbagliate di grosso.
Certo, ad Atene il clima non ricorda per niente l’entusiamo e la speranza di gennaio. La destra di Nuova Democrazia ha rialzato la testa con un nuovo leader, più presentabile dell’estremista Samaras. Ma inutilmente Vanghelis Meimarakis cerca di presentarsi come un moderato innovatore. Tutti sanno che è espressione di quel sistema politico che ha ridotto il paese in queste condizioni e perfino lui personalmente ha grosse responsabilità, forse anche penali. Appena tre giorni fa la magistratura ha chiesto il rinvio a giudizio di numerosi esponenti delle forze armate accusati di corruzione proprio negli anni in cui Meimarakis era ministro della Difesa.
È difficile che Nuova Democrazia riesca a vincere, come fece nelle elezioni del 2012. A Syriza molti, scherzosamente, sussurrano che questa sarebbe la soluzione migliore, perché permetterebbe alla sinistra all’opposizione di superare tutti i suoi problemi. La verità è che questa eventualità sarebbe invece la tomba di ogni possibilità di cambiamento.
È una questione cruciale, sulla quale Syriza si è spaccata e che deve ora affrontare con grande coraggio e determinazione. La posta in gioco è semplice e complessa allo stesso tempo: creare e consolidare una sinistra di governo, dimostrare che Syriza può affrontare e anche risolvere i problemi creati dalla crisi e dalla disastrosa ricetta della troika. Perchè la verità è che solo la sinistra lo può fare, nessun altro.
Certo, la sconfitta di luglio deve essere una grande lezione per tutti. Bisogna riconoscere che l’avversario è potente non solo economicamente ma anche politicamente, che i rapporti di forza a livello europeo ci sono sfavorevoli e che le battaglie si danno non per mera testimonianza ma per vincerle.
Come succede sempre più spesso in Syriza negli ultimi anni, da quando cioè ha smesso di essere una formazione minoritaria ai margini della vita politica, quello che sembra di aver compreso più di tutti la lezione è lo stesso Tsipras. Se, come io credo, Syriza riuscirà ad affermarsi di nuovo domenica, sarà opera quasi esclusivamente del leader. Il partito continua a marciare con i ritmi del secolo scorso e questo spiega anche il forte impatto che ha avuto al suo interno la scissione con i dissidenti, ora raggruppati in Unità Popolare. Questa formazione, ironia della storia, probabilmente otterrà quel 3–4 per cento che Syriza avava prima della crisi: sono quelli che non hanno mai visto di buon occhio la vocazione maggioritaria del leader.
Tsipras invece parla a quei milioni che hanno creduto in lui a gennaio e che oggi sono delusi, confusi e frastornati. Vuole convincerli che perdere una battaglia non è perdere la guerra e che ci sono ancora tante battaglie da dare ma da posizioni di forza, guidando il governo. Per archiviaree una volta per tutte il vecchio sistema politico.
Non è un argomento che si presti a una campagna elettorale. Ma il premier uscente ha riconosciuto con grande onestà i propri errori e la maggioranza del suo elettorato ha seguito giorno dopo giorno la dura trattativa e sa cos’è successo. Ci saranno certo defezioni, specialmente degli elettori conservatori, e anche molti giovani scoraggiati rinunceranno al voto. Ma bisognava vederlo questo giovane leader, duramente provato nel fisico, ingrassato, con l’herpes, battere una piazza dopo l’altra e dare un’intervista dopo l’altra per affermare la sua verità: che non ha tradito le speranze popolari, che è ancora lui l’unico leader politico in grado di dare una prospettiva credibile al paese.
La sfida per la sinistra di governo sarà ancora più impegnativa nel caso, molto probabile, che Tsipras vinca le elezioni ma sia costretto ad allearsi. Questa volta non saranno solo fedeli compagni dei Greci Indipendenti, ma bisognerà ricorrere anche alle forze minori dello schieramento pro– troika, come To Potami. Il leader di Syriza volte sfruttare gli interstizi del nuovo memorandum per puntare a una più equa distribuzione del peso dell’austerità e avere al suo fianco un partito di ispirazione oligarchica non renderà certo le cose più facili. Ma è proprio su questo terreno che dovrà misurarsi la capacità politica della sinistra di governo.