martedì 15 settembre 2015

il manifesto 15.9.15
Contro la legge anti sciopero nuova sintonia con le Unions
Sindacati. Un riavvicinamento considerato «storico»
di Leonardo Clausi


LONDRA Il primo atto istituzionale di Jeremy Corbyn e John McDonnell è stato prendere posto in aula nel dibattito sul nuovo Trade Unions Bill, il disegno di legge presentato del giovane ministro del commercio conservatore Sajid Javid. È una legge che rappresenta un’autentica aggressione al diritto di sciopero: che aumenta la sorveglianza e la punibilità, ma che punta anche a colpire il metodo di finanziamento del partito attraverso i contributi del sindacato.
È dunque abbastanza significativo che il partito laburista, che in questi anni di deriva centrista ha cercato di ridurre la prossimità con i sindacati allo stretto necessario senza diventarne «ostaggio» si ritrovi, sotto la leadership Corbyn, non solo riavvicinato al sindacato, ma in buona sintonia con questo. E ora che il partito si trova privo dei soliti freni e dei soliti inviti alla prudenza, l’opposizione a questa legislazione draconiana si preannuncia, in aula come per le strade, molto dura.
Parlare di sintonia è forse perfino riduttivo, se si pensi che Len McCluskey, leader di Unite, che con Unison è il massimo sindacato britannico, era con Corbyn a cantare «The Red Flag» nel pub di Westminster subito dopo la stupefacente vittoria del deputato di Islington. McCluskey è stato parte integrante della campagna di John McDonnell e Corbyn. È stato anche tra i sostenitori di Ed Miliband e per questo, dalle frange più moderate del partito, considerato un elemento «vetero» e terribilmente ostile alla lunga marcia verso il centro iniziata dal blairismo.
All’ultimo raduno prima della votazione, aveva detto alla platea traboccante di giovani che i candidati rivali di Corbyn alla successione di Ed Miliband alla segreteria gli avevano fatto venir voglia di tagliarsi le vene. Si è personalmente congratulato con McDonnell, l’alter ego politico di Corbyn, e ha dichiarato che i Tories «non riusciranno mai a sconfiggere una classe operaia unita, un movimento sindacale unito, un unito movimento laburista». Lo stesso McCluskey, bestia nera della stampa tory come già il compianto Bob Crowe, l’ormai leggendario leader del sindacato ferrotranviario recentemente scomparso, ha poi preso la tastiera per scrivere un appassionato articolo sul Guardian che saluta il seppellimento definitivo del blairismo nel partito e indica inequivocabilmente in Corbyn il futuro.
Il rapporto del paese e del partito con i sindacati è oggetto di apprensiva osservazione da parte della stampa nazionale. Incidentalmente, si sta tenendo a Brighton l’annuale conferenza del Trades Union Centre (TUC), i leader dei vari sindacati che, consapevoli dell’enorme spazio garantitogli dal segretario, hanno annunciato scioperi e occupazioni. Alcuni addirittura tornano in seno al partito: come il Fire Brigades Union, che nel 2004 dopo anni di frizioni con Blair, aveva deciso di staccarsene.
Il loro segretario, Matt Wrack ha detto: «Fu un giro di boa storico, una ribellione contro un trattamento osceno da parte di un governo capitalista e di destra contro lavoratori che rivendicavano il salario. Ma non ho dubbi sul fatto che ora le cose siano cambiate in questo weekend, e che vadano riconsiderate attentamente non solo dal nostro, ma da tutti gli altri sindacati».
Dal canto suo Mark Serwotka, il leader del sindacato PCS (Public and Commercial Services Union) ha detto testualmente alla Bbc: «C’è da darsi un pizzico a sentire un leader labour dire cose con le quali andiamo tutti d’accordo…Se Jeremy Corbyn vuole sconfiggere queste politiche [il Trade Unions Bill, NdR] ha assolutamente bisogno di un vibrante movimento di massa nel paese…ha bisogno di sei milioni e mezzo di membri del sindacato che assicurino questa vibrante campagna attraverso scioperi, manifestazioni, campagne locali». Per poi aggiungere:
«Abbiamo la possibilità di bloccare l’austerità, di far cadere questo governo e di assicurare una società più giusta per tutti».
Gli ha fatto eco Rob Williams, del National Shop Stewards Network: «La vittoria di ieri di Jeremy Corbyn cambia tutto. Il voto cui abbiamo assistito ieri è stata un’autentica rivoluzione politica.
Dobbiamo costruire un movimento di massa contro l’austerity e le leggi anti-sindacato. Il messaggio dev’essere semplice «Cameron: faremo cadere te, la tua legge antisindacato e i tagli. E cadrai, perché ci stiamo mobilitando». Con questo riallineamento con il sindacato il Labour rischia di perdere i non pochi amici fatti tra gli imprenditori, i finanzieri, i milionari che in questi ultimi anni, spesso in cambio della prefabbricazione di onorificenze su misura o di favori speciali, hanno erogato grossi capitali nelle casse del partito. Ma per ora, partito e sindacato si godono la comunanza ritrovata di visione, metodi, scopi. Questo tornare fra le braccia dei propri militanti storici rappresenta un nuovo punto di partenza.