martedì 8 settembre 2015

Corriere 8.9.15
Dai bavaresi a Le Pen, il malumore si fa strada
di Maria Serena Natale


MONACO Fuori dal centro di prima accoglienza allestito alla Fiera di Monaco c’è una fila di taxi in attesa. Il prezzo si contratta. Hannover? Seicento chilometri, mille euro. Rispetto ai pacchetti tutto incluso dei trafficanti di uomini, un viaggio in business. Ci sono famiglie da riunire, storie da raccontare e troppo tempo da recuperare. Chi tra i profughi può permetterselo, paga senza aspettare i trasferimenti organizzati né le quote della Ue. Chi se la sente ancora sale su un treno e parte verso nuovi confini. Danimarca, Svezia, Norvegia… biglietto di sola andata. Sull’onda dell’emozione, che non è per sempre.
Non solo l’Ungheria di Viktor Orbán, che torna all’attacco su invasione musulmana e debolezze occidentali. Non solo la Polonia che fissa un tetto di duemila rifugiati, meno di quanti hanno passato la notte alla Fiera. Non solo Est. Il malumore per la politica delle frontiere aperte si fa sentire pure all’Ovest. Il britannico David Cameron stabilisce il suo limite agli ingressi, ventimila. A Copenaghen il Partito del popolo chiede di reintrodurre i controlli pre-Schengen e il governo di minoranza liberale, legato a doppio filo all’appoggio dei populisti, deve almeno ascoltare: il Ministero dell’Immigrazione lancia una campagna per scoraggiare le partenze dal Libano, come faceva fino a qualche settimana fa la Germania con gli spot per i Balcani. La stessa Germania dove oggi Angela Merkel vede la fronda degli alleati bavaresi della Csu che definiscono «una scelta sbagliata» azzerare i controlli.
E dalla Francia alza il tiro la leader del Front National. L’accoglienza tedesca? Copertura umanitaria per regalare schiavi all’economia. «L’immigrazione è solo un fardello» dice Marine Le Pen in perfetta sintonia con il premier ungherese Orbán, saldando un’alleanza tra destre anti-immigrati. L’altra faccia della solidarietà è l’inquietudine. Il 55% dei francesi è contro l’agevolazione delle procedure d’asilo. Ora che anche l’Austria sta per richiudere le frontiere, si tenta il tutto per tutto. Ieri in centinaia si sono messi in marcia dal confine serbo-ungherese. Sfondano blocchi, aprono varchi nel filo spinato, corrono senza guardarsi indietro. Non è finita.