Corriere 7.9.15
Amaro e visionario Prezzolini in guerra
di Antonio Carioti
La disfatta di Caporetto ispirò a Giuseppe Prezzolini considerazioni acute sul nostro carattere nazionale. «Vi è forse in noi italiani troppa ammirazione per l’intelligenza furba, che vede l’oggi e non il domani: ci si lagna di questa furbizia quando è a nostro danno, ma la si adopra a danno altrui, appena è in gioco il nostro interesse», scriveva, incolpando della catastrofe appena avvenuta una borghesia che «non sente il peso dei suoi doveri». Ora nel volume Dopo Caporetto. Vittorio Veneto (pp. 154, € 12) le Edizioni di storia e letteratura hanno riunito, con una prefazione di Emilio Gentile, quello scritto sulla sconfitta e un altro successivo sulla vittoria che concluse la guerra. Prezzolini, sempre bastian contrario, scriveva che «Caporetto ci ha fatto del bene», costringendoci a guardarci negli occhi e a moltiplicare gli sforzi, «e Vittorio Veneto del male», illudendoci con un facile trionfo su un nemico agonizzante. Probabilmente non aveva torto, visto il cattivo uso che si fece del successo militare. Ma ancora più preveggenti sono le parole di Prezzolini sulla «interdipendenza delle nazioni» e la conseguente necessità di una «politica mondiale» per l’intero genere umano.