Corriere 4.9.15
Donne e lavoro, ecco come cambiano le regole anti dimissioni in bianco
di Rita Querzè
In arrivo regole nuove contro le dimissioni in bianco. Anzi vecchie. Si torna nell’impostazione alla normativa varata dal governo Prodi il 17 ottobre 2007. Otto anni fa.
L’inversione di rotta contro la pratica di far firmare alle lavoratrici o ai lavoratori le proprie dimissioni in anticipo (completando poi l’iter nei casi di una gravidanza o di un infortunio) si trova nel cosiddetto decreto legislativo «Semplificazioni» al varo del governo. In sostanza, per essere valide le dimissioni dovranno essere messe nero su bianco attraverso una serie di moduli reperibili sul sito Internet del ministero del Lavoro o presso le direzioni territoriali del lavoro. I moduli saranno numerati e questo toglierà ogni dubbio sul momento in cui le dimissioni sono state decise e firmate. Entro sette giorni dalla data di trasmissione del modulo il dipendente in uscita avrà la facoltà di revocare le dimissioni.
Già ai tempi del governo Prodi la normativa sulle dimissioni in bianco venne introdotta all’interno di un provvedimento «Semplificazioni».
Ma allora la norma ebbe vita breve. Nel giugno 2008 venne cancellata dal governo Berlusconi, con Maurizio Sacconi ministro del Lavoro. Nel giugno 2012 il governo Monti introdusse la tutela ex post contro le dimissioni in bianco oggi in vigore. Le dimissioni una volta firmate devono essere convalidate presso la Direzione del lavoro territoriale o presso i centri per l’impiego.
Da allora già una volta venne fatto il tentativo di reintrodurre la normativa basata sulla «prevenzione» rispetto alle dimissioni in bianco. Un disegno di legge passò alla Camera con i voti del Pd e Sel. E anche di Forza Italia grazie al supporto a Montecitorio della ex sindacalista Renata Polverini. Ma con la contrarietà di Ncd e di una parte dei deputati del M5S. Il disegno di legge non arrivò mai al Senato.
Oggi la materia è confluita all’interno del Jobs act. Tra le prime sostenitrici Titti Di Salvo, ex Sel, oggi Pd, che aveva dato il nome già al precedente disegno di legge. «Questa norma nasce dalla constatazione che la tutela ex post è tanto complessa quanto inefficace — rivendica Di Salvo —. Molto più semplice prevenire. A vantaggio dei lavoratori ma anche delle aziende corrette che soffrono la concorrenza sleale di chi non rispetta le regole».
La nuova norma per entrare in vigore avrà bisogno di un decreto del ministero del Lavoro, guidato da Giuliano Poletti, che dovrà essere emanato nel giro di 90 giorni dall’entrata in vigore. Non cambiano, rispetto alla normativa attuale, le sanzioni per le aziende che continueranno sulla strada delle dimissioni imposte: previste sanzioni amministrative da una soglia di 5 a un massimo di 30 mila euro.