mercoledì 30 settembre 2015

Corriere 30.9.15
«Marino cerca appoggi, il Papa è furioso»
Sfogo di monsignor Paglia con un imitatore del premier alla radio. Sindaco contestato
di Virginia Piccolillo


Monsignor Paglia credeva di parlare al telefono col premier Renzi. E allora si è lasciato andare a rivelargli quello che ritiene il pensiero del Papa sul sindaco Marino: «È furioso», ha confessato. Sostenendo che il primo cittadino di Roma si era «imbucato» al seguito di Francesco nella tappa di Filadelfia del viaggio americano del Pontefice perché «in cerca di appoggi» anche in vista del Giubileo.
L a malevola telefonata del finto Renzi al vero Paglia ha reso comprensibile la brusca risposta data dal Papa in aereo sul sindaco Marino, che sul momento era parsa eccessiva, come se Francesco avesse da regolare dei conti con il primo cittadino di Roma, con il quale pareva invece intrattenere un buon rapporto. Ora sappiamo che un minimo conto l’aveva da regolare davvero, con il povero sindaco: un conto che potremmo chiamare «uso politico dell’immagine papale». L’intera vicenda ci dà tre informazioni minime ma a loro modo utili: che Marino — senza avvedersene — è andato troppo oltre nella strategia filo-Papa, con la quale pure aveva ottenuto in precedenza qualche risultato; che lo stesso può capitare a ogni politico ansioso di collezionare «baciamano», come in Vaticano è detto il saluto al Pontefice in margine a eventi pubblici; che Francesco davvero e con tutti è allergico alla cattura d’immagine nei contatti che intrattiene e che l’uomo Bergoglio ha un carattere risentito che all’occasione l’aiuta a mordere. La combinazione delle tre circostanze ha fatto sì che Marino stavolta paghi uno scotto più grande del vantaggio che aveva sperato di ottenere con la carta Filadelfia. Prima ancora che dalla richiesta di Marino per un incontro nelle giornate americane, Bergoglio deve aver percepito come inopportuna la presenza del sindaco, in fascia tricolore, ai suoi appuntamenti pubblici: quella presenza non poteva sfuggire all’occhio esercitato dell’ex arcivescovo di Buenos Aires che tanti conflitti aveva avuto con i politici di laggiù, intesi più dei nostri a occupare la scena delle sue celebrazioni. Più volte il cardinale Bergoglio aveva affermato che «d’ordinario» non dava di persona la comunione, nelle messe, per evitare che «vengano da me per fare la foto». Da Papa ha lamentato — anche ultimamente — di «sentirsi usato» da persone che gli si presentano come amiche «e che forse non avevo visto più di una o due volte in vita mia». «Hanno usato questo — cioè la millantata amicizia — per il loro vantaggio», ha detto in un’intervista di metà settembre a una radio argentina, Fm Milenium . Ma non si può capire la triste vicenda di Filadelfia se non si tiene conto che un filo di simpatia e di intesa tra Francesco e Marino c’era stato davvero, e magari c’è ancora, a motivo dell’aiuto che il sindaco chirurgo e trapiantista aveva dato al Papa sul fronte della lotta al commercio di organi, nella quale sono ambedue impegnati e pubblicamente alleati. Non abbiamo motivo per dubitare che fossero ottime le intenzioni che avevano portato il sindaco di Roma in America nei giorni della presenza del Papa, da lui ripetutamente dichiarate. Ma è ragionevole attendersi che nelle prossime occasioni di contatto con Francesco — ce ne saranno tante: è in arrivo il Giubileo — Marino adotti un protocollo di maggiore discrezione. I suoi buoni rapporti con Bergoglio erano una risorsa per la città che amministra e perché tornino a esserlo è forse necessario un passo indietro.