lunedì 21 settembre 2015

Corriere 21.5.15
Evasione
Oltre 91 miliardi sottratti all’erario, 40 solo di Iva
Al Nord record di imposte non pagate. Il caso Imu
di Enrico Marro


ROMA L’evasione fiscale da sola, senza contare quindi quella sui contributi sociali (Inps, Inail), sottrae ogni anno alle casse pubbliche più di 91 miliardi di euro. I «valori più elevati di evasione si attestano nelle regioni settentrionali», perché sono le più ricche, mentre la più alta «propensione all’evasione» si riscontra nel Mezzogiorno. L’imposta più evasa è l’Iva, dove l’Italia è anche ai primi posti in Europa, battuta solo da Grecia, Slovacchia, Lituania e Romania. Tra le ditte individuali, i campioni dell’evasione sono i commercianti. Infine, nonostante si affermi che è difficilissimo evadere sugli immobili, esiste anche un’evasione sull’Imu. Questi i principali contenuti del «Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale», allegato alla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza approvato venerdì dal Consiglio dei ministri.
Il rapporto previsto dalla legge di Stabilità 2013 e giunto quest’anno alla seconda edizione disegna una mappa dell’evasione dalla quale emerge tra l’altro come, nonostante gli sforzi fatti, si sia abbassato di poco negli ultimi dieci anni il livello di « tax gap », ovvero «la differenza tra l’ammontare del gettito teorico di ciascuna imposta e l’ammontare del gettito effettivamente riscosso». Secondo la tabella di pagina 61 del Rapporto, consultabile sul sito del ministero dell’Economia, il tax gap medio nel quinquennio 2001-2006 era di 93,5 miliardi all’anno, un valore sceso a 91,3 miliardi nel quinquennio 2007-2013, pari al 6,6% del Prodotto interno lordo. L’imposta più evasa resta l’Iva, che da sola sottrae alle casse del Fisco più di 40,2 miliardi di euro all’anno rispetto al gettito che si avrebbe senza evasione. Il mancato introito di Irpef e Ires viene calcolato insieme e dà una somma di quasi 44 miliardi mentre l’evasione sull’Irap è pari a 7,2 miliardi.
Nel complesso il tax gap ammonta a circa 47,4 miliardi al Nord (il 54% del totale) , 24,4 miliardi al Centro (27%) e 19,5 miliardi al Sud (21%). Questo perché, dice la relazione, l’evasione «tende a concentrarsi maggiormente nelle aree del Nord dove si colloca anche la quota maggiore di valore aggiunto prodotto dal Paese». Quanto alla propensione a non pagare le tasse sono invece le regioni meridionali che «manifestano livelli più elevati di intensità di evasione, che in alcuni casi sfiora il 60% (60 centesimi di gettito evaso per ogni euro regolarmente versato)». Il rapporto contiene anche una stima del tax gap Irpef-Irap per le ditte individuali. A evadere di più sono i commercianti (27.644 euro l’imponibile medio non dichiarato) seguiti da lavoratori autonomi e professionisti (10.829 euro). Sorprendente, infine, il tax gap sull’Imu 2013: 5,6 miliardi, «pari al 28,5% del gettito Imu teorico». A livello regionale l’evasione è più elevata nel Mezzogiorno e minore nel resto d’Italia, «variando dal 40,5% del gettito teorico in Calabria al 12,6% in Valle d’Aosta».
Il rapporto indica anche la quota di maggiori entrate derivanti da lotta all’evasione fiscale che deve andare a riduzione della pressione fiscale. Tenuto conto dei risultati ottenuti e dei limiti fissati dalla legge (deve trattarsi di entrate aggiuntive e permanenti) il bilancio è davvero magro. Per il 2015, infatti, le maggiori risorse rispetto agli incassi permanenti ottenuti nel 2014 sono stimate in appena 143 milioni di euro. Se li suddividiamo per 40 milioni di contribuenti, fa tre euro e mezzo a testa.