Corriere 17.9.15
Il Cremlino offre agli Usa un’alleanza anti Isis
Una coalizione ampia e «alternativa» con un ruolo per Assad. Il leader russo pronto a parlarne all’Onu
di Massimo Gaggi
DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK La sfida di Vladimir Putin è quella di promuovere una sorta di coalizione anti Isis diversa da quella messa in piedi da più di un anno dagli Stati Uniti: un’alleanza alternativa concepita anche come un modo per puntellare il regime di Assad. Il dubbio di Barack Obama è se continuare a ignorare il presidente russo per non intaccare la sua politica mirante ad isolare Mosca dopo l’aggressione all’Ucraina, o se approfittare della visita di Putin, che tornerà a New York per l’assemblea generale dell’Onu dopo un’assenza di dieci anni, per provare a riallacciare il dialogo almeno su alcune questioni di comune interesse: soprattutto la lotta contro il terrorismo che imperversa in Siria e ormai rappresenta una grossa minaccia anche per l’Occidente e la Russia.
I dubbi sono molti e i consiglieri della Casa Bianca sono divisi: secondo alcuni, viste le mosse spregiudicate che Putin continua a compiere, concedergli un vertice col presidente degli Stati Uniti può apparire un segno di debolezza e una sorta di rilegittimazione. Di più: significherebbe rimettere Mosca al centro del gioco diplomatico, almeno in Medio Oriente. E’ un rischio, certo, e Obama, che fin dal 2009 ha sempre avuto rapporti difficili col leader russo, preferirebbe evitare l’incontro, come ha fatto fin qui: da quando, nel 2013, cancellò un vertice al Cremlino dopo che Mosca aveva dato ospitalità a Edward Snowden, il «contractor» della Nsa che pubblicò molti documenti segreti, il presidente americano non ha più avuto summit col leader russo, salvo due incontri di pochi minuti a margine delle celebrazioni per l’anniversario dello sbarco in Normandia (giugno 2014) e al G20 australiano del novembre scorso.
Ma la sensazione è che stavolta un incontro a New York ci sarà, anche se non con la dignità di un vero vertice. Lo stesso portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, pur sottolineando che non è stata ancora presa alcuna decisione, nota che una discussione franca tra i due, un dialogo non tra amici ma tra «uomini d’affari», avrebbe una sua utilità. Ma parlarsi per cosa? Nel caso del negoziato nucleare con l’Iran, Mosca ha dimostrato che, in certe circostanze, può svolgere un ruolo costruttivo, dal punto di vista americano. La decisione finale dipenderà anche dal modo nel quale, nei prossimi giorni, Mosca articolerà la sua proposta di coalizione antiterrorismo. L’Isis è un nemico comune, ma Washington non può accettare la rilegittimazione di Assad che nella guerra civile ha massacrato il suo popolo. Ma fin qui la coalizione occidentale anti-Isis ha raccolto risultati scarsi coi suoi raid aerei, come emerge anche dal caso dei rapporti manipolati del Pentagono.
Nei prossimi giorni Obama sarà al centro di un «tourbillon» di incontri: col Papa, poi con il presidente cinese Xi Jinping, quindi la conferenza del Millennio e l’assemblea dell’Onu a New York dove arriveranno 190 capi di Stato e di governo. Il presidente potrebbe incontrare Raúl Castro, per la prima volta negli Usa dopo 53 anni, e, magari, il presidente iraniano Rouhani. Potrebbe starci anche un confronto «franco» col leader russo .