martedì 15 settembre 2015

Corriere 15.9.15
Il seme della Svizzera? A Faenza
di Antonio Carioti


L’imperatore Federico II di Svevia aveva di che preoccuparsi, nel dicembre 1240. Il suo possente esercito, comprendente un gran numero di guerrieri mercenari svizzeri, aveva sbaragliato la Lega lombarda tre anni prima a Cortenuova e nei mesi precedenti aveva sconfitto le forze guelfe in tutta la Romagna. Ma Faenza continuava a resistergli e a sfidarlo da mesi.
Faceva un gran freddo, le truppe erano stanche e affamate, al sovrano mancavano i quattrini per pagarle. Fu allora, come racconta il libro del cultore di storia romagnola Alteo Dolcini (1923-1999) La Svizzera è nata in Romagna (Stefano Casanova Editore), che avvenne un fatto destinato ad avere ripercussioni di lungo periodo. Una delegazione di tre cantoni elvetici (Uri, Schwyz e Unterwalden) si recò da Federico II e intavolò un negoziato importante: i loro soldati sarebbero rimasti a combattere sotto le mura di Faenza purché l’imperatore assumesse il dominio diretto di quelle terre, sottraendole alla gravosa dipendenza dai conti d’Asburgo.
Federico II accettò la proposta, sottoscrivendo quella che è passata alla storia come «lettera di Faenza», un documento considerato la premessa del successivo patto confederale fra quegli stessi tre cantoni, datato 1291, da cui nacque il primo nucleo della Svizzera indipendente. Faenza ne fece le spese e fu costretta ad arrendersi nell’aprile 1241, ma il seme di una nuova importante realtà politica e civile era stato gettato nel cuore d’Europa.