martedì 15 settembre 2015

Corriere 15.9.15
Aspettando il piano Merkel
La Germania non ce la fa a sostenere l’impatto delle masse di profughi in arrivo
Serve un piano: questa la sfida della cancelliera Merkel
di Danilo Taino


BERLINO Signora Merkel, ma lei un piano ce l’ha? Nessuno, per ora, il problema della crisi dei rifugiati l’ha esplicitato in termini così brutali. Ma non passerà molto tempo perché succeda, in Germania e nel resto d’Europa, se la cancelliera non troverà una soluzione immediata per gestire gli eventi che ha messo in moto. Prima l’apertura indiscriminata ai profughi. Poi, la capriola: i controlli alle frontiere che fanno vacillare gli accordi di Schengen. Sembra che Angela Merkel abbia fatto, per la prima volta da quando guida la Germania (2005), una scelta senza calcolarne le conseguenze. In un impeto di ironia brechtiana, la Frankfurter Allgemeine Zeitung l’ha chiamata Santa Giovanna dei Rifugiati.
Domenica pomeriggio è successo che Horst Seehofer — il leader della Csu, cioè del partito gemello bavarese della Cdu di Frau Merkel — è intervenuto sul governo di Berlino, del quale il suo partito fa parte, per dire che la situazione a Monaco non era più sostenibile e che il flusso dei profughi andava rallentato. Di fronte a questa pressione politica e al caos creato dall’arrivo di decine di migliaia di profughi durante il fine settimana, la cancelliera ha dato il via libera all’introduzione di controlli alle frontiere: che non è solo una sospensione della libertà di movimento interna all’area Schengen ma è soprattutto un passo indietro nell’apertura ai rifugiati fatta a inizio mese.
Perché la Germania non ce la fa a sostenere l’impatto delle masse in arrivo. Lo deve regolare, in qualche modo. Non è una marcia indietro, una chiusura — ha chiarito ieri il portavoce di Frau Merkel: la Germania resta un Paese che dà asilo. È però un tracollo politico: il segno che Berlino non era preparata all’apertura fatta dalla cancelliera, una decisione che ha gonfiato enormemente il numero di profughi che vogliono venire in Europa ed entrare in Germania.
Nelle prossime ore, Frau Merkel terrà riunioni di emergenza, anche con i rappresentanti delle regioni, per dare un’organizzazione alla logistica della crisi. La sfida è straordinaria anche dal punto di vista politico. Se non riuscirà a fare ordine nella situazione — a indirizzare subito i rifugiati in arrivo nei centri di accoglienza provvisori nei diversi Stati federali — l’atteggiamento favorevole dei cittadini al flusso di arrivi potrebbe cambiare. E gli attacchi politici per un’emergenza gestita male diventeranno fortissimi. Non è solo in questione una vicenda tecnica, di capacità organizzativa, ma la stessa capacità di giudizio di Angela Merkel in un passaggio importantissimo per l’Europa. Gli attacchi non verrebbero solo dall’interno ma anche dai partner della Ue, molti dei quali sono già in armi contro l’apertura ai profughi fatta dalla cancelliera sull’onda della pressione, apparentemente senza un piano di gestione logistica e politica della situazione.
In Germania, la cancelliera le critiche inizia a sentirle. Non solo dai Verdi che avevano applaudito alla sua apertura ma che ieri hanno attaccato l’imposizione di controlli alle frontiere. Pure dall’interno della maggioranza di governo i dubbi sull’impreparazione organizzativa e politica stanno crescendo, anche se nel momento dell’emergenza restano sotto tono. La prova importante arriverà nei prossimi giorni, però. Frau Merkel dovrà mettere in campo tutta la sua capacità di leadership — concreta, fatta di progetti — per guidare la Germania e l’Europa attraverso una crisi senza precedenti. Santa Giovanna dei Rifugiati ce la può fare. Ma è il test più difficile della sua decennale opera pia.