lunedì 14 settembre 2015

Corriere 14.9.15
Perché i migranti non sognano più la dolce Francia?
di Stefano Montefiori


A differenza della Danimarca, il governo francese non ha bisogno di pubblicare annunci sui giornali mediorientali per dire a chi sogna l’Europa «non venite da noi»: sono i rifugiati per primi che non vogliono venire in Francia. Troppo inospitale, troppo bloccata dalla crisi economica e dalla disoccupazione, troppo lontana dalla terra che seppe integrare migliaia di rifugiati spagnoli e italiani, per esempio, nel periodo tra le due guerre. Per il Paese che ama ricordare di essere la patria dei diritti dell’uomo, e che non tanto tempo fa accolse due stranieri per farli diventare poi gli attuali premier (Manuel Valls) e sindaca di Parigi (Anne Hidalgo), si tratta di un cambiamento notevole. Il quotidiano Le Monde ha dedicato alla questione — «Quei migranti che la Francia non fa sognare» — il titolo di prima pagina. Dall’inizio dell’emergenza, le forze politiche francesi di destra e di sinistra hanno cercato soprattutto di non farsi accusare di lassismo o angelisme (la versione locale di «buonismo») dal Front National, al quale ormai tutti delegano a torto o a ragione la capacità di sentire e interpretare il polso del Paese. Negli ultimi mesi non c’è dibattito pubblico dove non sia stata citata, più o meno letteralmente, l’ormai celebre frase di Michel Rocard «La Francia non può accogliere tutta la miseria del mondo» (pronunciata nel lontano 1989, quando era premier). Accanto a Liberté, Egalité, Fraternité , le parole di Rocard rischiano di diventare una specie di nuovo motto della Francia senza grandeur di oggi, tanto che ormai anche «la miseria del mondo» lo ha capito e cerca salvezza con ogni mezzo in Germania, Gran Bretagna, Svezia, ma certo non in Francia. Nei giorni in cui la cancelliera tedesca Angela Merkel si diceva pronta a ricevere 800 mila rifugiati, il presidente francese François Hollande ha voluto dare un segno di collaborazione offrendo alla Germania di prenderne 1.000. Una cifra quasi irrisoria, eppure a Monaco di Baviera l’Ufficio francese di protezione dei rifugiati non riesce a convincere abbastanza profughi siriani e iracheni a chiedere l’asilo a Parigi; capita che gli autobus per la Francia partano mezzi vuoti. Il rayonnement della Francia, il suo potere di influenza, di attrazione nel mondo, non ne esce certo rafforzato. A Parigi, amante abbandonata dal popolo dei profughi, rimane la dubbia consolazione di poter dire «mi ha lasciato, ma l’ho voluto io».