lunedì 14 settembre 2015

Corriere 14.9.15
Grazie a una foto  stiamo scoprendo finalmente di essere  europei
di Michele Ainis


Oggi, alla Camera, i presidenti di 4 Parlamenti europei (Italia, Germania, Francia, Lussemburgo) leggeranno una dichiarazione congiunta. Titolo: per un’Unione federale di Stati. Sottotitolo: per un’Europa meno governativa, più parlamentare. Giusto, perché l’istituzione che abbiamo fin qui sperimentato — quella dominata dal potere esecutivo, con i suoi cenacoli ristretti ai capi di governo — si è ormai allontanata dal suo popolo. Giusto due volte, perché l’Europa deve andare avanti: se smette di nuotare, annega. O la federazione o la disgregazione.
  Eppure, qualche settimana fa, chi l’avrebbe detto? Dalla crisi greca a quella dei migranti, nelle capitali europee si celebrava la rissa degli egoismi nazionali. Poi abbiamo visto una fotografia, scattata per caso su una spiaggia turca. Quella del piccolo Aylan, corpicino senza vita sorretto da un gendarme. L’ha vista Cameron, provando commozione. L’ha vista Angela Merkel, e ha aperto la Germania a mezzo milione di profughi l’anno. Scrive il giornale olandese De Volkskrant : una foto ha cambiato il corso della storia.
  È già successo, succederà di nuovo. Le svolte storiche nascono spesso da eventi minimi, casuali. Nel 1282 i Vespri siciliani furono innescati dall’oltraggio d’un soldato verso una nobildonna. Nel 1914 un colpo di pistola fece 30 milioni di morti: l’attentato di Sarajevo, commesso da uno studente serbo senza confidenza con le armi, dal quale scaturì la Grande guerra. Nel 2010, a Sidi Bouzid, un ambulante si diede fuoco in segno di protesta contro le vessazioni della polizia: ed esplose la Primavera araba. Si chiama casus belli , l’occasione da cui ha origine la guerra. Ma dal caso può anche sorgere la pace. Perché l’evento accidentale è una miccia, non provoca incendi se non c’è la dinamite. E la dinamite è un’energia politica che precede l’evento, l’asseconda, vi si riflette come in uno specchio, diventa infine cosciente di se stessa. Forse è questo che ci sta accadendo: grazie a una foto, stiamo scoprendo d’essere europei.