Corriere 12.9.15
Il sì del Congresso all’intesa con l’Iran: trionfo per la Casa Bianca
di Guido Olimpio
WASHINGTON Un po’ lo dicono perché sono ancora attaccati al mantello di Khomeini. Un po’ lo fanno per riattizzare il fuoco rivoluzionario. Un po’ le sparano perché convinti che gli Usa siano sempre e comunque il Grande Satana. Parliamo degli ayatollah che alzano i toni proprio nel momento che incassano, indirettamente, un risultato: l’appoggio del Senato americano all’intesa nucleare. Un successo per Obama, una sconfitta per i suoi avversari. Solo il futuro dirà chi ha ragione. La lunga maratona ha premiato la Casa Bianca che ha investito risorse per convincere una platea sospettosa. E alla fine ha portato a casa il necessario: i senatori democratici hanno bloccato la manovra dei repubblicani per far saltare il banco: 58 a 42. La Camera ha poi votato contro l’accordo in una mossa del tutto simbolica da parte del partito repubblicano visto che la stessa bozza di legge è stata bloccata al Senato, dando di fatto a Obama il via libera per implementare l’intesa senza dover mettere il veto. Vittoria di misura, ma comunque significativa.
Dopo il raggiungimento dell’accordo, i due schieramenti si sono lanciati in una campagna dura, confronto che si è allargato oltre confine, con sauditi, prìncipi del Golfo e Israele contrari. Il presidente ha risposto con una missione personale riuscendo a convincere molti. Per questo la Casa Bianca ora sostiene che quanto firmato con i mullah lascia ancora spazio a interventi. Se Teheran bara — è il messaggio — abbiamo strumenti per agire. Molti congressisti sono preoccupati, ritengono che l’Iran sia stato premiato prima di aver dimostrato la sua buona fede. Chiedono che siano posti limiti alle compagnie che vogliono investire nel settore energetico iraniano o che hanno contatti con istituzioni vicine ai pasdaran: altre sanzioni. I critici sottolineano come l’Iran potrà usare 60 miliardi di dollari attualmente congelati e due terzi di banche/istituzioni iraniane usciranno dalla lista nera. A Teheran hanno fretta di accorciare il periodo di applicazione dell’intesa (secondo stime Usa, 6-8 mesi). Servirebbe distensione. Ma giovedì la Guida suprema, Ali Khamenei, ha sostenuto che tra «un quarto di secolo Israele non esisterà più». E ieri l’ayatollah Kermani: «Intesa sul nucleare non significa normalizzazione con l’America».