venerdì 28 agosto 2015

Repubblica 28.8.15
E Dio creò la femmina il maschio e l’intersex
Dopo anni di trans, gay, queer cinema e letteratura scoprono il più antico diverso sessuale della storia: l’ermafrodito
di Natalia Aspesi


«IN principio tre erano i sessi del genere umano, e non due come ora, maschile e femminile, ma ve ne era anche un terzo comune ad entrambi di cui è rimasto il nome mentre esso è scomparso». Va bene che era il V secolo a.C, ma il filosofo Eraclito si sbagliava. Infatti 2500 anni dopo, il suo collega Lorenzo Bernini, che oggi ha 42 anni, una riccioluta presenza molto sorridente, e insegna Filosofia politica all’Università di Verona dove coordina il centro di ricerca “Politiche e teorie della sessualità”, sostiene che i sessi sono innumerevoli; e se proprio si vuole restringerne il numero, bisogna riferirsi oltre a M e F, maschio e femmina, non solo a LGBT, lesbica gay bisessuale transgender, ma anche alla nuova sigla che a LGBT aggiunge QQIA, cioè queer questioning (non sa da che parte sta) intersex (in parte maschio in parte femmina) e asexual (asessuato). Parzialmente accantonati dal cinema, gli LGB dopo centinaia di film drammatici o comici sulle loro storie, comprese quelle più recenti (non italiane, ovvio) di coppie regolarmente sposate con figli, è il momento dei T, i Transgender: inchieste, copertine, numeri speciali ( Vanity Fair americano), sfilate di moda, mostre, cronaca purtroppo anche nera ma pure di politici, e naturalmente cinema, televisione e Netflix, che finalmente per interpretare personaggi trans hanno chiamato attrici trans, come Mya Taylor per il divertente Tangerine appena uscito negli USA o Laverne Cox nominata agli Emmy Award per la serie Orange Is the New Black . I, Intersex, col nome datato di ermafrodito, risulta essere il diverso sessuale più anticamente riconosciuto, dai miti alle statue greco-romane come quelle del Louvre, degli Uffizi, della Galleria Borghese, di Palazzo Massimo. Ma ci sono voluti secoli perché gli Intersex fossero riconosciuti non come una fantasia ma come una realtà (oggi 1 ogni 2000 nascite).
Il cinema, mai sazio di esplorare gli intrecci confusi della sessualità, apparentemente frutto di una modernità sfrenata, se ne è subito impossessato: e infatti alla prossima Mostra di Venezia verranno presentati due film con personaggi I. L’americano The Danish Girl di Tom Hooper, in concorso, e l’italiano Arianna , di Carlo Lavagna, nelle Giornate degli Autori. Il trentenne regista italiano che si definisce “eterosessuale fluido”, fitti riccioli neri e accento toscano, dopo aver girato negli Stati Uniti un documentario sui gruppi Intersex, è tornato in Italia per farne un film: «Volevo liberarmi da un incubo infantile, quando nel sonno sognavo di essere una donna matura e mi angosciavo moltissimo. In Italia ho incontrato Arianna, una ragazza intersex fondatrice di Aisia, il primo gruppo Intersex italiano, che mi ha raccontato la sua vita, ma purtroppo non c’è più: sono anni che ci penso, mi sono molto documentato e affidato a un fundraising: e con 350 mila euro ho fatto il film».
È una storia delicata e pudica, ben girata in una bella campagna sul lago di Bolsena, e ha la fortuna di una brava protagonista esordiente, di bellezza efebica e dal nudo innocente, che sa esprimere in solitudine e silenzio i turbamenti dell’adolescenza e dell’incertezza sessuale. È Ondina Quadri, figlia di Jacopo Quadri, celebre cinemontatore, e nipote di due nonni importanti che non ci sono più, il critico teatrale Franco Quadri e la giornalista Marisa Rusconi.
All’inizio del film Arianna dice: «Sono nata due volte, anzi tre: prima bambino, poi di nuovo, bambina, la terza volta sono nata io, e ci sono voluti vent’anni». È una frase che si trova parzialmente anche nel romanzo premio Pulitzer Middlesex (2002) di Jeffrey Eugenides, la cui protagonista, Callie-Cal è Intersex. Il coltissimo filosofo Bernini, che quest’anno, dice, ha «forzato un po’ la mano» e ha tenuto il suo corso partendo da un film di Zombie porno, entusiasmando gli studenti ma provocando lettere indignate da parte dei genitori al quotidiano locale L’Arena , sostiene che il personaggio di Arianna ha subito il destino di altri intersessuali: «Negli anni Cinquanta la chirurgia pediatrica stabilì che questi bambini dovevano essere “risistemati” perché non dovessero affrontare un’infanzia dolorosa tra gli altri bambini. Poi doveva essere loro imposta oltre a una cura ormonale, un’educazione rigida relativa all’appartenenza sessuale decisa. La maggior parte dei genitori acconsentiva e quasi sempre l’innocente Intersex diventava una bambina: si tratta anche oggi di un intervento puramente estetico perché poi cromosomi, ormoni, e organi interni, possono non corrispondere al sesso deciso da chirurgo e genitori». Il risultato è che nati maschio e femmina, gli Intersex, se operati da bambini, da adulti non sono né maschio né femmina, non possono generare né provare piacere. In Italia queste operazioni sono ancora praticate in cliniche private soprattutto cattoliche, mentre nel mondo le tante associazioni I lottano perché quel protocollo sia messo fuori legge, affinché a decidere della propria vita sia l’Intersex stesso.
La protagonista di The Danish Girl è veramente esistita e prima di essere una corteggiata signora, Lili Elbe, era un noto pittore di paesaggi, Einar Wegerer, che a 19 anni aveva sposato una sua allieva di 22 anni, Gerda Gottlieb, ritrattista di belle dame molto eleganti. Lui era un omino di aspetto squallido, ma quando si travestiva da signora per posare per la moglie, diventava misteriosamente affascinante. Da travestito si ritrovò trans, col desiderio di diventare una donna: fu uno dei primi operati, a Berlino, tra l’altro con l’assistenza del celebre sessuologo Magnus Hirschfeld: cinque operazioni ancora primitive, e la scoperta che in realtà il suo corpo era quello di un ermafrodito, di un I, essendo provvisto anche di ovaie. A quasi cinquant’anni, nel 1931, decise che voleva essere madre, pretese che le fosse trapiantato un utero e morì per l’infezione. Durante la degenza in ospedale Lili scrisse la sua autobiografia, pubblicata nel 1933 in inglese col titolo
Man into Woman , poi nel 2000 David Ebershoff ne fece un romanzo, appunto The Danish Girl (in italiano La danese , Guanda), da cui è tratto il film. La protagonista doveva essere Nicole Kidman, poi si capì che era meglio un uomo, da travestire: contentissimo ha accettato la parte Eddie Redmayne, Premio Oscar per il suo ruolo fisicamente contorto dello scienziato Hawkins, in La teoria del tutto .
Sarà interessante per gli studenti del professor Bernini, che già conoscono a memoria i suoi libri, Maschio e Femmina Dio li creò? Il sabotaggio transmodernista del binarismo sessuale , e anche Apocalissi Queer , elementi di teoria antisociale, capitolo imperdibile “Lotta anale contro il capitale”, se terrà un suo prossimo corso ispirandosi ai due film.