lunedì 24 agosto 2015

Repubblica 24.8.15
“L’unica chance di battere la crisi è dare fiducia a Syriza e Tsipras”
Stelios Pappas, volto storico della sinistra greca, critica le divisioni nel partito e attacca l’Ue: “ Voleva uccidere questo governo”
di Matteo Pucciarelli


ATENE . Stelios Pappas, 70 anni, è uno dei volti storici della sinistra greca. Leader della Resistenza del Politecnico durante i Colonnelli, finì in carcere per la sua “attività sovversiva”. Venne liberato con il ritorno alla democrazia, fu alfiere dell’eurocomunismo ellenico, adesso è uno dei consiglieri di Alexis Tsipras. Seduto a un bar di Kessariani, altro luogo storico per la Grecia – teatro di un eccidio nazista – prova a spiegare qual è e quale sarà la sfida del (ex e forse futuro) premier.
Per prima cosa, che ne pensa delle sue dimissioni?
«È stata una scelta necessaria, a suo modo è una decisione storica, come quella del referendum ».
Tornare al voto dopo sette mesi di governo non è una sconfitta?
«Il giorno in cui siamo andati al governo ci siamo trovati di fronte una fase di lotta inaspettata, con una doppia battaglia, interna ed esterna. Bisogna calcolare questo».
Cosa che però non avevate calcolato voi…
«Ogni volta che si sfida un potere si mette in conto la sconfitta. E per noi non finisce qui. L’obiettivo è duplice e rimane intatto: governare la Grecia e cambiare l’Europa e il suo governo neoliberale».
Sì, ma in campagna elettorale cosa andrete a dire? Siete contrari al memorandum e però dovrete applicarlo.
«Il popolo greco sa che l’unica possibilità di uscire dalla crisi, se c’è, è in mano a Syriza e a Tsipras. Adesso lo sa anche l’Europa, che ha tentato in tutti i modi di sabotare questo governo. Noi abbiamo risposto con il referendum e abbiamo ottenuto un accordo che ci dà soldi per rilanciare l’economia e la discussione sul taglio del debito».
Ma questo accordo è buono o no? Lo avete accettato a malincuore, come dice Tsipras,
poi lo difendete.
«È un accordo migliore di quelli precedenti, con una deroga al surplus di bilancio che da sola vale 20 miliardi di euro. In cui abbiamo conservato parte della nostra autonomia decisionale. Le leggi le scriviamo noi, non ci vengono recapitate da Bruxelles, a differenza del passato ».
Quindi questa Europa non è così cattiva, o no?
«L’Europa è un campo di lotta, il nostro campo di lotta, dove convivono forze e sensibilità differenti. Nessuno Stato da solo né nessuna sinistra ha la forza di controllare la velocità con la quale si muove l’economia e la concentrazione della ricchezza moderna. Per questo occorre un processo e una rivoluzione democratica per fronteggiare queste forze. Alcuni paesi come Italia e Francia in qualche modo ci hanno aiutato in questa fase ».
Cosa avete sbagliato in questi mesi di governo?
«Non abbiamo fatto abbastanza per radicarci nei corpi intermedi e nelle istituzioni locali. Pensi che Syriza non ha un sindacato vicino al partito. Siamo con i lavoratori, e le forze che le organizzano ci osteggiano. Il capitale è ben organizzato, chi lavora no».
Dal punto di vista umano, com’è stato l’approccio al potere di Tsipras?
«Il giorno delle elezioni mi ha detto: “Ma io quando comincerò a vivere davvero?”. Gli risposi “mai, caro Alexis”. Ha dimostrato di avere fiuto e di essere pragmatico. Il suo consenso è aumentato, è uno dei cinque po-litici più conosciuti al mondo. Soprattutto, dal 1944 ad oggi è stato il primo leader della sinistra greca a dire che non bastava fare opposizione e bisognava governare. Lo sta facendo ancora oggi con umiltà, nonostante la determinazione».
Però non è riuscito a tenere insieme il partito… «Uscire dall’euro, come vuole qualcuno (Lafazanis, il leader della minoranza di Syriza fuoriscito con altri 24 deputati,
ndr ), significherebbe isolarci geopoliticamente. E la volta che il paese lo ha fatto, dopo la Seconda guerra mondiale, è piombato nella guerra civile. Non aggiungo altro».
C’è un limite oltre al quale non andrete mai, rispetto alle richieste dell’Europa?
«Dipende da tanti fattori, di sicuro (sorride, ndr ) non cederemo mai l’Acropoli a nessuno… ».