lunedì 24 agosto 2015

Repubblica 24.8.15
Medicina, fuga dai test rinunciano in 5mila “Diventare dottore non è più un sogno”
A settembre la prova per il numero chiuso Il calo maggiore di candidati a Padova, Verona e Genova
Pesa il caos ricorsi. E c’è chi va all’estero come scorciatoia
di Corrado Zunino


ROMA . Il calo continua, da due anni. I candidati ai test di Medicina scendono, in tutta Italia: 3.548 maturati in meno, il 5,6 per cento rispetto all’anno scorso, hanno versato la quota all’università e si sono iscritti. Se si aggiungono i candidati al test in lingua inglese, sono altri mille.
Se il confronto si allarga al 2013, il crollo si fa verticale: -28 per cento. Sono 60.639 gli iscritti ai test di Medicina in tutto il Paese e l’8 settembre andranno alla prova da 60 domande, sempre più disciplinari, sempre meno logico- generali.
L’Università di Padova, un’antica e gloriosa tradizione nel campo, perde quasi mille iscritti: sono 2.669 e fanno, in meno, il 21 per cento. In due stagioni le defezioni arrivano a un terzo. A Verona gli iscritti sono 1.376, il crollo è del 20 per cento. A Genova il calo è quasi di 17 punti, alla Statale di Milano di nove.
Le percentuali già in deficit del 2014 furono attribuite da rettori e studenti allo spostamento del test ad aprile, prima della maturità. E ora che Medicina è tornata nell’alveo, primi di settembre, in cui sta dal 1999?
Il presidente della scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova, Santo Davide Ferrara, dice: «I continui ricorsi ai Tar e la reimmissione in facoltà di studenti considerati non idonei hanno creato confusione e gettato discredito su graduatorie e test. Iscriversi a Medicina significa studiare per sei anni e specializzarsi per altri quattro, molti iniziano a pensare che non ne valga più la pena». La crisi del sogno del medico s’inserisce sull’invecchiamento della professione: l’età media di un dottore oggi è 56 anni. Sul crollo specifico, Padova appunto, il senatore Pd Gianpiero Dalla Zuanna, docente di Demografia all’ateneo, attacca: «La nostra università sfornava i migliori medici d’Italia, i risultati dei test per l’accesso alle scuole di specialità dicono che siamo in fondo alla classifica. Ci siamo seduti ».
L’incertezza sui numeri al momento del passaggio alle specialità, quando da studenti laureati ci si trasforma in professionisti, è una delle motivazioni delle defezioni secondo Antonio Carrassi, preside della Facoltà di Medicina alla Statale. Dice: «Le irregolarità nello svolgimento della prova del 2014 hanno portato a uno sconvolgimento nel numero programmato e all’affollamento delle aule universitarie oltre i limiti previsti».
Anche i posti disponibili nelle facoltà mediche sono in calo — 9.513 contro i 9.983 dell’anno scorso — e questo è un motivo di defezione che si aggiunge. C’è da dire che si abbassa anche il “quorum” dello sbarramento: uno su sei entrerà. Infine c’è la questione dell’esodo verso università straniere — Spagna, Svizzera, Bulgaria, Romania, Ungheria, Albania — che non hanno limiti all’ingresso e consentono alle matricole di rientrare in Italia (dopo aver speso dai diecimila ai cinquantamila euro) per proseguire Medicina, dal secondo anno, nella loro città.
L’Università La Bicocca di Milano ha dimostrato che anche i costi sono un elemento decisivo. Qui, i candidati al test crescono: saranno 1.527 l’8 settembre, 140 in più del 2014. Il costo di iscrizione alla prova, 10 euro, è il più basso in Italia. La media è di 55 euro, con punte di cento.
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“Incerto l’accesso alle specializzazioni: molti pensano che non ne valga più la pena”
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