La Stampa 31.8.15
Berlusconi scommette sulla scissione a sinistra
di Ugo Magri
Nonostante la scissione, e anzi come se mai avessero litigato, Berlusconi continua a sentirsi ogni 3-4 giorni con Verdini. A sua volta Verdini è sempre in contatto con Renzi e ormai lo contatta senza più bisogno di intermediari. Se dunque in politica vale la stessa proprietà transitiva delle scienze esatte, si può affermare che tra Silvio e Matteo c’è un canale molto attivo di comunicazione. Tutto quanto vi transita lo amministra Denis. E’ lui a parlare con entrambi, e i due a loro volta possono solo fidarsi di ciò che l’amico comune dice o non dice. Per suo tramite, ad esempio, l’ex Cavaliere ha appreso che Renzi farà molto sul serio. Sulla riforma del Senato procederà come uno schiacciasassi per asfaltare la sua sinistra interna. Il premier è sicuro di farcela anche perché qualcuno, forse lo stesso Verdini, si è esercitato in un calcolo. Ha passato ai «raggi x» tutti i 320 senatori, nessuno escluso, annotando in altrettante schede le posizioni pubbliche e le debolezze private di ciascuno in modo da indovinare che voto esprimerà a tempo debito. Il risultato dello «screening» è sorprendente: la riforma del Senato otterrebbe 170 voti. Vale a dire 9 in più di quanti ne servirebbero per la maggioranza assoluta (161). Senza nemmeno cambiare una virgola del testo attuale. E soprattutto, senza bisogno di concedere nulla alla minoranza Pd.
Il Cav alla finestra
Una maggioranza sulla carta così larga dovrebbe mettere Berlusconi di pessimo umore, dal momento che Forza Italia chiede anch’essa di stravolgere la riforma e di tornare a un Senato elettivo. La versione rimbalzata a Palazzo Chigi, però, è molto diversa: l’ex Cavaliere (così pare a Verdini) si mostra parecchio interessato, perfino ingolosito da uno scontro finale tra Renzi e la sua dissidenza interna. In quanto la rottura a sinistra potrebbe far decollare un «Partito della nazione», moderato e riformista, con cui Silvio troverebbe naturale stringere alleanza. Fantapolitica? Può darsi. Però intanto Berlusconi osserva gli sviluppi e tiene come al solito i piedi in due staffe: alleato di Salvini ma pronto a buttarsi con l’altro Matteo a seconda degli sviluppi. L’incontro odierno coi capigruppo, che si terrà in Sardegna a Villa La Certosa, difficilmente scioglierà questo nodo. L’unico vero motivo per tenerlo d’occhio non c’entra nulla con Renzi, semmai con le dinamiche interne del berlusconismo.
Il peso di Toti
A seconda che il governatore della Liguria venga invitato a pranzo, si capirà se pure lui è caduto in disgrazia agli occhi del Capo. Dieci giorni fa una nota di Berlusconi l’aveva brutalmente contraddetto a proposito delle primarie, su cui Toti si era permesso di manifestare (con garbo) un’opinione favorevole. Poi i due si sono spiegati al telefono, ma rimane la sensazione che, come Kronos divorava i suoi figli, pure il Cav si ingelosisca delle sue stesse creature politiche non appena queste hanno successo. Si delinea una situazione orwelliana, in perfetto stile «Fattoria degli animali»: a uno a uno i collaboratori più stretti cadono in disgrazia per motivi spesso incomprensibili (vedi il caso della portavoce Bergamini). Perfino l’astro di Mariarosaria Rossi, un tempo potentissima, sembra declinare. Resistono la Pascale, la Ardesi e Ruggieri, nipote di Vespa: il «cerchietto» magico.