venerdì 28 agosto 2015

La Stampa 28.8.15
Le stragi scuotono l’Europa “Siamo ricchi, possiamo aiutarli”
Merkel dà la linea al vertice di Vienna. La Ue: ora uniti. Gentiloni: finalmente ci ascoltano
di Marco Zatterin


«Siamo tutti molti scossi», confessa Angela Merkel davanti ai cinquanta morti del Tir che doveva trasportare carne di pollo, l’ennesimo mucchio di cadaveri che si aggiunge ai 50 corpi trovati nella stiva del barcone fermato mercoledì nel Canale di Sicilia e alle 2498 vittime delle migrazioni che compongono la tragica stima Onu per il 2015. La cancelliera tedesca non vede alternative a un «intervento dell’Europa continente ricco» e ricorda che «il mondo ci guarda». Invita ancora all’azione, come l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini. «Abbiamo un obbligo morale e legale di proteggere i rifugiati - ha detto -: gli Stati membri che devono prendersi le proprie responsabilità».
Cresce nel dramma il pressing sui Paesi europei renitenti alla solidarietà. Torna in scena il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che se la prende con le capitali e i loro politici indifferenti se non peggio. «La colpa dell’inazione è degli stati membri, non nostra», attacca il lussemburghese. Fra aprile e maggio l’esecutivo ha intavolato una lunga serie di proposte per costruire una politica comune per l’immigrazione. I governi, soprattutto quelli baltici e dell’Est europeo, ci hanno girato molto attorno. La decisione parziale e contesa di redistribuire 60 mila migranti aventi diritto di protezione è lo specchio dell’unità che manca.
Se n’è parlato ieri a Vienna coi leader balcanici e dell’Europa centro-orientale. «Troveremo il modo di distribuire il carico e le sfide in modo equo», ha promesso Frau Merkel. Da Bruxelles è attesa a stretto giro una proposta di modifica del regolamento di Dublino, quello secondo cui gli asilanti debbono fermarsi nel Paese di primo approdo. Soddisfatto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: «Fino a tre mesi fa Italia e Grecia sembravano sole, ora è emersa finalmente una maggiore consapevolezza comune». «Non possiamo continuare con un minuto di silenzio ogni volta che vediamo gente morire», ha avvertito Federica Mogherini. In effetti, non si può.
«Siamo tutti molti scossi», confessa Angela Merkel davanti ai cinquanta morti del Tir che doveva trasportare carne di pollo, l’ennesimo mucchio di cadaveri che si aggiunge ai 50 corpi trovati nella stiva del barcone fermato mercoledì nel Canale di Sicilia e alle 2498 vittime delle migrazioni che compongono la tragica stima Onu per il 2015. La cancelliera tedesca non vede alternative a un «intervento dell’Europa continente ricco» e ricorda che «il mondo ci guarda». Invita ancora all’azione, come l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini. «Abbiamo un obbligo morale e legale di proteggere i rifugiati - ha detto -: gli Stati membri che devono prendersi le proprie responsabilità».
Cresce nel dramma il pressing sui Paesi europei renitenti alla solidarietà. Torna in scena il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che se la prende con le capitali e i loro politici indifferenti se non peggio. «La colpa dell’inazione è degli stati membri, non nostra», attacca il lussemburghese. Fra aprile e maggio l’esecutivo ha intavolato una lunga serie di proposte per costruire una politica comune per l’immigrazione. I governi, soprattutto quelli baltici e dell’Est europeo, ci hanno girato molto attorno. La decisione parziale e contesa di redistribuire 60 mila migranti aventi diritto di protezione è lo specchio dell’unità che manca.
Se n’è parlato ieri a Vienna coi leader balcanici e dell’Europa centro-orientale. «Troveremo il modo di distribuire il carico e le sfide in modo equo», ha promesso Frau Merkel. Da Bruxelles è attesa a stretto giro una proposta di modifica del regolamento di Dublino, quello secondo cui gli asilanti debbono fermarsi nel Paese di primo approdo. Soddisfatto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: «Fino a tre mesi fa Italia e Grecia sembravano sole, ora è emersa finalmente una maggiore consapevolezza comune». «Non possiamo continuare con un minuto di silenzio ogni volta che vediamo gente morire», ha avvertito Federica Mogherini. In effetti, non si può.