La Stampa 26.8.15
“Così si fanno pasticci: lo Stato darebbe un altro vantaggio ai ricchi”
Il lettiano Boccia critico con la promessa del premier
“Bisognava partire dai tagli di Ires, Irap e Irpef”
di Ilario Lombardo
Francesco Boccia, uomo di economia, consigliere fidato di Enrico Letta e presidente, confermato, della commissione Bilancio della Camera sta attraversando una fase, dice lui, di «critica costruttiva». Ovvero: dice quello che pensa, parla con i numeri, propone alternative.
Onorevole, nonostante le critiche che piovono da destra, sinistra e Bruxelles, Matteo Renzi tira dritto su taglio di Tasi e Imu.È la strada giusta?
«La domanda è: per quale politica fiscale optiamo? Abbiamo deciso di tagliare del tutto l’imposta sulla prima casa? Se è così, è una scelta, e in quanto tale va rispettata. Ma è bene anche sapere a cosa si va incontro: che se togliamo la tassa a tutti, chi ha una casa di maggior valore riceverà dallo Stato un vantaggio maggiore rispetto a chi è proprietario di una casa che vale meno».
La pressione fiscale è insostenibile, però: da qualche parte bisognerà cominciare.
«Sarebbe stato meglio puntare su un taglio più redistributivo. Avrei iniziato da Ires, Irap e Irpef. In tutto il mondo civile i macro-cespiti delle entrate fiscali sono, nell’ordine, patrimonio, redditi e consumi. Il modello ideale secondo me è quello inglese della Council tax, dove il valore dell’immobile è calcolato in funzione del quartiere e dei servizi offerti. Nella periferia di Londra si pagano anche 4,5 mila sterline l’anno sulla casa. Certo, le imposte sui redditi sono più basse, ma quella è la strada giusta. Invece da quando il centrodestra ha incalzato il centrosinistra sul patrimonio abbiamo optato per la cancellazione totale dell’imposta. Però, la domanda resta: è possibile che chi abita in via Condotti a Roma non debba pagare come chi abita alla Magliana? I servizi, che pesano sul valore di quelle case, non sono paragonabili».
C’è chi, come il sottosegretario Enrico Zanetti ipotizza di non abolire la tassa per tutti gli immobili…
«Quando si ha a che fare con il fisco non bisogna fare pasticci. Avremmo un altro ibrido, un’imposta a metà, la solita cosa all’italiana. Facciamo una scelta e portiamola fino in fondo. Come Renzi sa, e come gli ho consigliato in privato, sarebbe meglio spostare il dibattito sulla pressione fiscale in Parlamento, partendo da un’indagine conoscitiva delle commissioni Bilancio di Camera e Senato».
Già Enrico Letta, però, a cui lei è politicamente legato, costretto dall’allora Pdl aveva provato ad abolire l’Imu, senza riuscirci del tutto…
«E c’era allora un pezzo del Pd, che oggi vuole cancellare del tutto la tassa, che fu pesantemente critica. Ricordo una memorabile intervista di Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi, in cui diceva che stavamo facendo un favore ai ricchi».
Perché Renzi vuole partire dalla tassa sulla casa, anche a costo di inasprire lo scontro con la minoranza del Pd che è contraria all’abolizione?
«A mio avviso parte da lì perché ci sono solo 4 miliardi e poco più da mettere sul tavolo. Non ha molte altre scelte. Di questi, su 3,4 miliardi circa provenienti dalla prima casa, almeno 1,2 derivano da abitazioni di lusso sulle quali non avrebbe davvero senso togliere l’imposta. Certamente bisogna intervenire sulla pressione fiscale. È una delle tre priorità, assieme al credito alle famiglie e agli investimenti strategici, a maggior ragione ora che con la crisi cinese si può aprire una nuova fase di deflazione mondiale. Pechino non sarà più la manifattura del mondo e questo può rappresentare un’opportunità per l’Italia».
Le coperture?
«Si parla di un rapporto deficit/Pil diverso da quello previsto. Se ci sono margini di utilizzabilità più ampi, con 10 miliardi di euro in più di spendig review, ce la fai. Io, sommessamente, mi permetto di aggiungere anche che se alcuni mondi, Apple, Google e via dicendo, cominciassero a pagare le imposte sarebbe meglio».