martedì 25 agosto 2015

La Stampa 25.8.15
I valdesi al Papa: “Perdono impossibile”
Il sinodo: “Non siamo noi ad avere subito violenze ma i nostri antenati”
di Domenico Agasso Jr.


«No, caro Papa, siamo commossi ma non possiamo perdonare al posto di altri, perché non siamo noi ad avere subito le violenze, sono i nostri antenati. Al massimo possiamo iniziare con Lei e la Sua Chiesa una storia nuova».
Due mesi dopo lo storico appuntamento torinese, quello del primo pontefice in un tempio valdese, arriva la risposta alle parole di scuse pronunciate quel 22 giugno da Francesco agli evangelici metodisti, «per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi». La lettera a Jorge Mario Bergoglio arriva dal Sinodo annuale delle Chiese metodiste e valdesi, in corso a Torre Pellice (Torino) fino a venerdì.
I 180 padri sinodali scrivono di avere ricevuto «con profondo rispetto, e non senza commozione, la richiesta di perdono». Ma questo esordio un po’ inganna, perché alcune righe più sotto c’è quel «però» che pesa come un macigno, probabilmente non più rimovibile: «Questa nuova situazione non ci autorizza a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro».
Niente perdono, dunque. Ma la porta al Papa non viene sbattuta in faccia, resta aperta, perché «nella Sua richiesta cogliamo la chiara volontà di iniziare con la nostra Chiesa una storia nuova, diversa da quella che sta alle nostre spalle in vista di quella “diversità riconciliata” che ci consenta una testimonianza comune al nostro comune Signore». In altre parole, «le nostre Chiese sono disposte a cominciare a scrivere insieme questa storia, nuova anche per noi».
Il «no» secco a Francesco arriva il giorno dopo l’apertura del massimo organo valdese, quando si respirava un clima di freddezza nei confronti del Pontefice fin dalla lettura del suo messaggio al Sinodo, e soprattutto alla «base»: c’era chi diceva di essere «confusa, perché non so se fidarmi del Papa»; chi non aveva dubbi: «La volontà di pacificazione c’è, ma noi dobbiamo stare attenti».
Tutto questo però «non deve sorprendere», chiarisce il pastore Paolo Ricca, teologo, figura di spicco del mondo valdese. «Dobbiamo ricordare la storia: il papato è stato l’istituzione che più di ogni altra ha cercato di sterminare i valdesi. Questo appartiene al passato, ma è comprensibile che lasci tracce nell’animo». Tuttavia, Ricca sostiene che la lettera dal Sinodo «dimostra una libertà interiore rispetto a una storia drammatica che abbiamo vissuto per otto secoli, storia che noi amiamo e che mai dimenticheremo, ma che non è una gabbia che ci imprigiona e ci impedisce di vedere prospettive nuove».