lunedì 24 agosto 2015

La Stampa 24.8.15
Sinodo, freddezza dei valdesi per le parole del Pontefice
La base è poco convinta: “Diffidiamo della Chiesa come apparato”
di Domenico Agasso Jr


Lettura del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nell’aula del Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi esplode l’applauso. Lettura del messaggio di papa Francesco, sempre da parte del moderatore della Tavola Eugenio Bernardini: attimi di silenzio, non pare vero che sia «così breve e formale», qualche sguardo perplesso, qualche risatina, brusio, poi sì, arriva l’applauso, ma meno caloroso del precedente.
A Torre Pellice, nell’assise della comunità che durerà fino a venerdì, i temi in agenda sono i migranti, la crisi e il dialogo, ma soprattutto la richiesta che Francesco ha espresso a Torino il 22 giugno: «Perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che abbiamo avuto contro di voi».
Mentre ci si sposta nel tempio per il culto d’apertura c’è chi, come Alessandra S., 65 anni, afferma di essere «confusa, perché non so se fidarmi del Papa, e soprattutto di chi gli è vicino». Saro S., genovese di 80 anni, non ha dubbi: «La richiesta è stata un gesto apprezzabile, però la interpreto più come un’iniziativa del Papa e meno della Chiesa come apparato». Gabriele C., 24 anni, dice che le parole di Francesco «sono genuine, l’avvicinamento c’è, ma il cammino per un punto d’incontro è ancora lungo». Renato A., 64 anni, evidenzia la «volontà di pacificazione, ma noi valdesi dobbiamo stare attenti». Insomma, la freddezza nei confronti del Papa c’è.
Però «non deve sorprendere», assicura il pastore Paolo Ricca, teologo, figura valdese di spicco. «Dobbiamo ricordare la storia: il papato è stato l’istituzione che più di ogni altra ha cercato di sterminare i valdesi. Questo ovviamente appartiene al passato, ma è comprensibile che lasci tracce nell’animo di molti. Anzi stupisce che non tutti abbiano questo atteggiamento, che siano una minoranza». Ricca ricorda il calore con cui è stato salutato Francesco nel tempio: «Mai i valdesi prima avevano applaudito un pontefice». Questo perché Papa Bergoglio ha detto qualcosa di nuovo: «La Chiesa cattolica non era mai stata coinvolta direttamente in una richiesta di perdono, invece a Torino è successo».
Sulla risposta che darà il Sinodo, Ricca ha le idee chiare: «Io direi così: noi non possiamo perdonare per i nostri antenati. Però l’animo di Francesco è una cosa bellissima, perché vuol dire dissociarsi da quel passato». Ecco che «dobbiamo riflettere: siamo d’accordo a cominciare una storia nuova col Papa? È una sfida grossa, vediamo se il Sinodo la raccoglierà. Io spero di sì».
Il pastore Luca Maria Negro, direttore della rivista «Riforma», è certo della «sincerità di Francesco: l’evento torinese l’ho sentito non come atto dovuto ma come un momento sofferto e autentico». Negro è «convinto che il Papa così in sintonia con la “base” cattolica produrrà effetti positivi nell’ecumenismo e con i valdesi».
Letizia Tomassone, pastora coordinatrice della Commissione per il Dialogo interreligioso, ha «piena fiducia nel Papa e in chi è impegnato nell’ecumenismo, meno in diocesi e vescovi poco aperti al dialogo».