domenica 23 agosto 2015

Il Sole Domenica 23.8.15
Conoscenza e opinioni
La scienza non è un parere
di Riccardo Pozzo


Se è vero che due sono i sillogismi, il sillogismo apodittico, che conclude alla verità, e quello dialettico, che conclude all’opinione, ne segue che tutti gli oggetti si dividono in phainómena e éndoxa, dice Aristotele (Topica Alpha 1, 100b18-22), e se per i primi il Peripato aveva un museo, per i secondi aveva una biblioteca. La prima università nel senso moderno, ovvero il primo istituto nel quale insegnamento e ricerca scientifica si trovarono congiunti, fu dunque il Peripato, nel quale, appunto, Aristotele e Teofrasto per primi considerarono la necessità di disporre di una ricca raccolta di libri come strumento di lavoro, indispensabile quanto un museo di oggetti naturali - e infatti un’opera sistematica come la Atheniensium respublica di Aristotele, ha suggerito Giorgio Pasquali nell’ancora splendido articolo «Biblioteca» della Treccani, non avrebbe potuto essere realizzata senza una biblioteca ben fornita. L’origine peripatetica della biblioteca di Alessandria è chiara, se solo si considera che vi venne riproposta la stessa interazione che aveva trovato realizzazione nel Peripato tra il mouseîon e la bibliothéke. Nacque un istituto di ricerca scientifica che era università e accademia assieme e al quale i Tolomei cercarono di attirare i maggiori tra i filosofi del tempo, dai quali ci si aspettava, come ricorda il noto opuscolo di Luciano Canfora su La biblioteca scomparsa, che proseguissero l’opera di Aristotele trovando la verità nello studio dei fenomeni e discutendo le fonti secondo la loro attendibilità, secondo una visione tanto nitida quanto funzionale di quello che oggi chiamiamo il dibattito sulle due culture.
La collettanea curata da Francesca Dragotto e Marco Ferrazzoli raccoglie una serie di casi che si collocano esattamente al confine tra gli astrolabi, i solidi, i minerali e le conchiglie del mouseîon e i papiri della bibliothéke: vaccini, mangiar biologico, sperimentazione animale, prevedibilità e comunicazione dei terremoti, riscaldamento globale, omeopatia, metodo Stamina. Si tratta di tematiche per le quali, spiegano i curatori, la conoscenza «non è più considerata un valore intangibile e la parola dello studioso, dello scienziato, di chi detiene le competenze, tende a sfumare in un mero parere». In effetti, la natura antinomica delle risposte sul piatto ci dice che ci troviamo ai confini della fisica sperimentale, per dirla con Kant, che stiamo per entrare nella metafisica, cosa della quale non abbiamo paura. Eppure fa paura l’uso ideologico, l’uso antiscientifico della fallacia ad ignorantiam proposta da chi giustifica la propria tesi con la mancanza di prove del contrario, magari asserendo di avere «letto qualcosa su Internet». Oltre che con i mass media, gli scienziati di oggi devono confrontarsi continuamente con i responsabili politici e i loro consiglieri, che stabiliscono la natura e la quantità delle risorse da destinare alla ricerca. Poi c’è la comunità imprenditoriale, che si muove nella costante ricerca dello sfruttamento delle conoscenze per la crescita e lo sviluppo economico. Infine si arriva al tribunale della società civile, che valuta potenzialità e pericoli dell’innovazione scientifica, spesso decretandone in ultima analisi il successo o la sconfitta.
Molto attento ai processi di trasferimento della conoscenza, il Cnr, il principale ente pubblico di ricerca italiano, non a caso si avvale di una prestigiosa Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica, presieduta da Luigi Nicolais e coordinata da Cinzia Caporale. L’innovazione tecnologica produce sì innovazione sociale e innovazione culturale, ma a condizione che si tenga conto della Rome Declaration on Responsible Research and Innovation in Europe (22 novembre 2014), nella quale si dichiara che «il solo marketing di tecnologia, per quanto efficace, non è garanzia di innovazione sociale; secondo, che la diversità nella ricerca e nell’innovazione è fondamentale per migliorare creatività e qualità scientifica; terzo, che il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati è essenziale per un’innovazione sostenibile. Oggi l’eccellenza non consiste solo nelle scoperte rivoluzionarie. L’eccellenza include apertura, responsabilità e produzione di conoscenza condivisa».
Francesca Dragotto e Marco Ferrazzoli, Parola di scienziato. La conoscenza ridotta a opinione, Universitalia, Roma, pagg. 308, € 14,00