sabato 29 agosto 2015

Il Sole 29.8.15
Tensioni anche su unioni civili, intercettazioni e attuazione delle riforme Pa e lavoro
roma
L’agenda d’autunno. Attenzione per i numeri risicati a Palazzo Madama su ddl costituzionale e legge stabilità con le misure sul fisco
Maggioranza alla prova, non solo sul Senato
di Barbara Fiammeri


Un autunno con non poche incognite. Riforme istituzionali e legge di stabilità sono certamente i due provvedimenti su cui si concentrerà maggiormente l’attenzione, vista anche l’eseguità dei numeri della maggioranza al Senato e la guerra interna al Pd, sia sul ddl costituzionale che sulla rivoluzione fiscale che sarà al centro della manovra di Renzi.
Ma ad alimentare le tensioni ci sono anche temi come le unioni civili, le intercettazioni e i decreti delegati di attuazione della riforma della pubblica amministrazioni e quelli sul lavoro, a partire dalle norme per il controllo a distanza sui posti di lavoro, che pur non richiedendo l’approvazione del Parlamento (le Camere sono chiamate a esprimere un parere non vincolante) rischiano di creare nuove contrapposizioni.
Visti i numeri, lo zoom è anzitutto sul Senato dove già dalla prossima settimana andrà in scena in commissione Giustizia il ddl sulle Unioni civili, sul quale è in corso una mediazione all’interno della maggioranza. Ap e l’ala cattolica del Pd chiedono di rivedere il testo per evitare l’equiparazione tra matrimonio e unioni omossessuali e di escludere la possibilità di ricorrere all’utero in affitto. Al momento prevale ottimismo. Sia Renzi che il leader di Ncd e ministro dell’Interno Angelino Alfano vogliono trovare una soluzione condivisa. Anche se le divisioni interne ai centristi, tra chi vorrebbe riallacciare i rapporti con Berlusconi e chi invece consolidare l’asse con il premier, potrebbero favorire prese di posizioni oltranziste.
Un ragionamento che vale ancor di più per la riforma del Senato, sulla quale perdura il muro contro muro tra la minoranza Pd e il premier. A preoccupare Renzi non sono infatti i 500mila emendamenti presentati dal leghista Roberto Calderoli, ma la presa di posizione dei 25 senatori della minoranza che chiedono di modificare l’articolo 2 per ritornare all’elezione diretta. Modifiche che riporterebbero l’iter legislativo del provvedimento al punto di partenza. Un’ipotesi che il premier e la maggioranza del suo partito non prendono in considerazione. Se di qui alle prossime settimane (la riforma tornerà in discussione l’8 settembre) non si troverà un compromesso, c’è il serio rischio per il governo - come ha detto anche il presidente del Senato Pietro Grasso - di non avere i numeri per far passare il provvedimento. «Non vogliamo stare al governo a tutti i costi ma solo riusciamo a governare», ha detto ieri il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio confermando la linea espressa anche in questi giorni dal premier.
La posta più importante per Renzi è però la legge di Stabilità, dentro la quale ci sarà - come anticipato dallo stesso capo del Governo - la rivoluzione copernicana sul fisco. A partire dall’abolizione della Tasi sulla prima casa e dell’Imu agricola e sugli imbullonati. Un impegno finanziario non irrilevante e sul quale Renzi deve chiedere aiuto a Bruxelles affinche siano concessa all’Italia margini più ampi sull’utilizzo del deficit.
In attesa che la ex finanziaria arrivi in Parlamento (quest’anno si partirà dal Senato), dovrebbero arrivare anche i decreti attuativi della riforma della Pa, che prevedono tra l’altro, il taglio delle municipalizzate e la riduzione delle prefetture. In rampa di lancio anche gli ultimi 4 decreti del Jobs act che sono attesi al prossimo Cdm. Il governo in forza della delega ha il potere di decidere e il Parlamento può intervenire solo con un parere che non è però vincolante. È chiaro che al di là della forma se le scelte dell’esecutivo provocheranno malumori le reazioni non mancheranno di farsi sentire.