domenica 30 agosto 2015

Il Fatto 30.8.15
Tifo da stadio per Rodotà
“Riforme plebiscitarie”
Solo posti in piedi Grande folla per l’incontro sulla Costituzione alla kermesse del Fatto
di L.D.C.


Una folla partecipe, anche arrabbiata (in alcuni casi proprio incazzata). La notizia può essere già questa: la sera del 29 agosto, a Roma, tanti cittadini si radunano attorno a un palco per un dibattito sulle riforme, quello organizzato per la festa del Fatto con Stefano Rodotà, Luigi Di Maio, Giuseppe Civati e Roberto Giachetti, coordinati da Paola Zanca. Sotto Castel Sant’Angelo, solo posti in piedi. Si inizia alle 20, e sono subito cori: “Rodotà, Rodotà”. Il giurista, ex candidato al Quirinale, picchia duro: “Questa legge elettorale ha gravi profili di incostituzionalità”. Ma è tutto l’impianto delle riforme renziane che non lo convince: “Anche se lo si rendesse elettivo, il Senato non avrebbe vere funzioni. Così proprio non va”. UN ATTIMO prima di salire sul palco, Di Maio afferma: “La riforma costituzionale che serve è l’abolizione dell’immunità parlamentare e dei vitalizi”. Poi si sofferma sulla legge elettorale: “La verità che i padri costituenti vedevamo come miglior sistema quello proporzionale, il maggioritario non funziona. E comunque le riforme non sono certo una priorità”. Infine, punge Civati: “Il referendum che hai promosso sulla scuola non tiene conto delle esigenze di chi vi lavora”. Il deputato del M5s fa il pieno di applausi. Ma Civati non ci sta: “I quesiti referendari che abbiamo lanciato toccano i problemi dei cittadini, e non li ho certo scritti da solo. Ho consultato tantissime persone e molte associazioni”. Verso l’ex dem qualche mugugno. La contestazione vera la subisce Roberto Giachetti, venuto a rappresentare la posizione del Pd a fronte di tre contrari. Gli chiedono dei nominati previsti dall’Italicum, e lui ricorda: “Ho idee diverse da Renzi sul tema, sono sempre stato per il Mattarellum, ma devo anche difendere il mio partito”. Urla, battute. Sul palco sale il direttore Marco Travaglio a chiedere rispetto per l’ospite. Applausi, e Giachetti riprende: “L’Italicum è comunque meglio del Porcellum, e dà una risposta ai cittadini”. Poi ammette: “Il buon risultato dei 5Stelle alle amministrative è figlio della politica degli annunci a cui non sono seguiti i fatti”. Di nuovo Rodotà: “Si sta diffondendo una cultura plebiscitaria. Viene da pensare Renzi chevoglia liberarsi del governo”. Civati invita a firmare i suoi referendum (al banco del suo movimento, Possibile c’è coda). Infine, Giachetti. Prova a spiegare che Renzi e Berlusconi non sono la stessa cosa. Viene sommerso di urla. Allora tace e non parla più.