domenica 30 agosto 2015

Corriere La Lettura 30.8.15
Fa’ attenzione, il Grande Nord è caldo
Complessi, non isolati: un corposo volume affronta un insieme di Paesi e realtù sgrossandoli dagli stereotipi
di Alessandro Zironi


Nella sperduta regione del Helgeland, a mezza via tra Oslo e Capo Nord viveva, nel Seicento, il corpulento pastore luterano Petter Dass. Scriveva versi, oltre a curare le anime del suo gregge: «L’inverno porta una notte perenne;/ arriva come un drappo funebre sulla quiete selvaggia». Ma anche: «Oh, estate! Delizia per giovani e vecchi,/ quando la notte è riempita da una gioia immensa». Pochi righi, tratti dal suo Nordlands Trompet («La tromba del Nordland») da cui trapela il fascino che esercita su di noi il «grande Nord» (così lo nominano i tour operator). Perpetuo buio invernale, eterna luce estiva. Già gli antichi Greci scrivevano di abitanti terre luminose e pacifiche (gli Iperborei) e di genti che vivevano in luoghi ove il sole mai splende (i Cimmeri). Remoto Nord è anche l’ ultima Thule , che sopravvive sino ad oggi; basti rammentare l’omonima canzone di Francesco Guccini («L’Ultima Thule attende al Nord estremo,/ regno di ghiaccio eterno, senza vita»).
Da secoli, propagandosi in più traiettorie, il mito del Nord esercita il suo fascino esotico, selvaggio e primigenio, di cui Capo Nord è frontiera estrema, meta pionieristica in cui si corre però il rischio di incontrare tanti compatrioti al chiuso di un ben più prosaico centro visite a difendersi dalle sferzate del vento artico. Che dire poi del giallo nordico, turbine che imperversa fra gli scaffali delle librerie e nei serial televisivi? Suggestioni diverse, e un po’ confuse.
Per questo il Nord aveva quanto mai bisogno di un’interpretazione attendibile e colta, senza scivolare nell’iperbolico sensazionalismo. Risulta perciò preziosissimo il monumentale lavoro di Gianna Chiesa Isnardi, Storia e cultura della Scandinavia. Uomini e mondi del Nord (Bompiani), opera immensa nel sapere, che si snoda dalla Preistoria al nostro secolo spaziando fra eventi storici, sociali, religiosi, artistici, linguistici e letterari. Senza cadere nella trappola dell’enciclopedismo, documenta, con il supporto di ben 220 pagine di bibliografia, il mondo nordico, dall’Islanda alla Svezia, con cammei anche su Finlandia e terre dei Sami che si distaccano dagli altri Paesi nordici per le precipue specificità culturali.
La lettura del volume permette di riflettere sugli stereotipi connessi all’estremo Nord. Il primo: l’isolamento di quelle terre, in realtà in continuo contatto con il resto del mondo. Si pensi alle spedizioni vichinghe o al ruolo essenziale della Svezia nella guerra dei Trent’anni, oppure ai mari artici, spesso abitati da una fantastica cartografia di età moderna da mostri di ogni sorta e invece ben più realisticamente solcati dalle rotte commerciali fra Groenlandia, Islanda, Fær Øer e il resto dell’Europa, ma anche oltre.
Di stereotipo in stereotipo: giova sfatare il mito della cultura politica nordica, pensata sempre come moderna ed efficiente. Basta allora menzionare l’opprimente atmosfera religiosa della corte del re danese Cristiano VI, che nel 1735 vietò ai suoi sudditi di divertirsi nei giorni di festa, o ricordare la presenza sul trono di sovrani più o meno folli come Cristiano VII, le cui vicende sono state frequentemente narrate in opere letterarie, fra cui spicca Il medico di corte di Per Olov Enquist (Iperborea, 2001): sullo stesso argomento si è cimentato di recente anche Dario Fo, C’è un re pazzo in Danimarca (Chiarelettere, 2015). Un ultimo stereotipo: la sicurezza e tutela della società nordica. Nel 1871 il danese Georg Brandes, in una serie di conferenze, parlò di rapporto fra i sessi, di matrimonio, del ruolo soffocante della Chiesa: grazie a lui la cultura nordica prende a cuore la denuncia sociale, rivelando però anche la fragilità del sistema. Si pensi a Ibsen, ma anche ai più importanti giallisti nordici, fra i quali lo svedese Henning Mankell e l’islandese Arnaldur Indriðason coi loro commissari in perenne crisi esistenziale.
La crescente inquietudine di vivere in una società che un tempo si immaginò felice e sana, mentre ora si sente sempre più insicura riguardo alla tenuta del suo sistema sociale, è ciò che contraddistingue i migliori gialli nordici. La crisi del sistema sociale prende infatti definitivamente forma nel 1986, con l’assassinio del primo ministro svedese Olof Palme, ma nello stesso anno viene anche pubblicato Pakkis di Khalid Hussain, il primo romanzo in lingua norvegese scritto da un immigrato extraeuropeo. Il Nord si fa sempre più multietnico (connettetevi alla prima lezione di Icelandic online e vedete chi dice góðan daginn — buongiorno — nella lingua dei vichinghi).
C’è però chi teme di perdere le radici, l’identità, il passato. Chiesa Isnardi dedica numerose pagine al rapporto fra gente nordica e tradizione, sia etnica che culturale, sulla quale l’uomo nordico non smette mai di riflettere, a partire dalle saghe medievali passando per il gusto antiquario dell’età moderna fino a percorsi ben più recenti, come quello della svedese Selma Lagerlöf che a più riprese ambienta i propri romanzi nel Värmland dove era nata e cresciuta.
Sul tema resta ancora oggi esemplare lo studio dell’antropologa danese Kirsten Hastrup A Place Apart (Oxford, 1998) che racconta il rapporto fondamentale degli islandesi con il proprio passato, spesso immaginato come un’età dell’oro chiusasi alla metà del XIII secolo con la sottomissione alla Norvegia. Sul ruolo dell’identità ha molto da dire anche la band dei Sigur Rós in giro per l’Islanda alla ricerca delle radici nel documentario Heima .
La progressiva differenziazione tra i diversi Paesi scandinavi passa attraverso la definizione di una propria identità, raggiunta anche con l’indipendenza, ma nella condivisa consapevolezza che soltanto cooperando si può realizzare la convivenza pacifica. Storia e cultura della Scandinavia aiuta a penetrare un Nord complesso, che non è solo una fantasmagoria di aurore boreali, geysir , fiordi, salmoni, renne, alci, troll, elfi e vichinghi, ma anche un percorso umano e culturale con cui si è giunti a difendere la democrazia, i diritti, la libertà.