venerdì 21 agosto 2015

Corriere 3.8.15
Nazismo e vaccini, l’ambiguo dottor Weigl
di Frediano Sessi


Come illustra Arthur Allen nel libro Il fantastico laboratorio del dottor Weigl (Bollati Boringhieri, pagine 275, e 25), una delle ossessioni dello stato maggiore delle armate di Hitler era il tifo che, in vista della guerra contro l’Unione Sovietica (cominciata il 22 giugno 1941), doveva essere definitivamente debellato, per non rischiare di fare la fine di Napoleone, sconfitto nella campagna di Russia proprio a causa di quell’epidemia. Per questo, gli immunologi e i batteriologi nazisti si impegnarono in molti convegni e laboratori sperimentali, spesso attivi nei lager (con l’uso di migliaia di deportati come cavie).
Buchenwald, Natzweiler-Struthof, Auschwitz sono i nomi di alcuni di quei campi dove i detenuti perirono a causa dei tanti «dottor morte» convinti di lavorare, come dichiararono a Norimberga, per il bene dell’umanità.
Nel 1939, il laboratorio più avanzato sul tifo era quello del dottor Rudolf Weigl ( nella foto ), un eccentrico ricercatore polacco di Leopoli. Il suo vaccino era ottenuto facendo succhiare ai pidocchi sangue umano, dai polpacci e dalle cosce di donatori; iniettando successivamente nei pidocchi sani il batterio del tifo e poi centrifugando e omogeneizzando gli intestini dei pidocchi contaminati, pieni di sangue succhiato dai volontari.
Dopo l’invasione dell’Urss, i nazisti gli chiesero di produrre enormi quantità del vaccino per le loro armate e così, Weigl, pur collaborando con il Terzo Reich, reclutò circa tremila uomini e donne, membri della Resistenza che, in tal modo, furono salvati.
L’assistente di Weigl, il dottor Ludwik Fleck, essendo ebreo, venne invece deportato ad Auschwitz (nel 1943), dove la sua genialità di ricercatore immunologo lo salvò dalla camera a gas. Trasferito in seguito a Buchenwald, Fleck ebbe l’incarico di produrre dell’altro vaccino antitifico, seguendo il difficile metodo Pasteur. Impegnato, con altri scienziati prigionieri nel famoso Blocco 50, riuscì ad avviare un sistema di doppia produzione: un vaccino inefficace per i nazisti e, per contro, un vaccino abbastanza efficace per i membri della Resistenza di Buchenwald, che volle salvare dalle epidemie di tifo scoppiate nel lager. Arthur Allen ha il merito di avere riscoperto questa storia, insieme affascinante e terribile.