venerdì 28 agosto 2015

Corriere 28.8.15
Gran Bretagna
Quanto è triste il cabaret delle primarie nel Labour
di Fabio Cavalera


Le primarie laburiste per la scelta del nuovo leader sono uno spettacolo fuori dall’ordinario e inedito nella storia del centrosinistra britannico. Sta andando in scena un teatrino che pare essere copiato dalla nostra peggiore tradizione politica. In rotta dopo la pesante sconfitta del maggio scorso, quando Ed Miliband contava di insediarsi a Downing Street, il partito si è trovato nella condizione di ripensare le strategie e soprattutto di selezionare una figura carismatica capace di unire le componenti che lo caratterizzano, dal radicalismo sindacale al centrismo moderato. Passi necessari se si pretende di essere una forza di governo.
I capitomboli elettorali sono dolorosi. Ma possono trasformarsi nell’occasione giusta per ripartire con volti diversi e con proposte forti. Fu così ad esempio durante il regno di Margaret Thatcher e con l’ascesa di un giovane e dinamico Tony Blair, anche se poi il suo crepuscolo è stato inglorioso.
Oggi il copione è desolante. Tre candidati (Andy Burnham, Yvette Cooper e Liz Kendall) sono la fotocopia della vecchia dirigenza perdente. Il quarto, Jeremy Corbyn, è fuori dal coro, piace ai giovani, non è un pericoloso sovversivo come lo dipingono, ma le sue idee sono coerentemente ferme agli anni Settanta. Si tratta di quattro «attori» che si tirano bordate senza avere chiaro il «che fare» nel futuro. Alle primarie partecipa un numero altissimo di militanti e simpatizzanti, segno che il laburismo non è morto. Però il copione è di basso livello e per di più accompagnato da sospetti di brogli, da minacce di azioni legali, da «infiltrazioni» di conservatori interessati a indebolire l’avversario, da centinaia di schede truccate. Gli interpreti sono modesti, la scena raccapricciante. È proprio un cabaret all’italiana. Spettacolo forse divertente ma pieno di paradossi e bizzarrie. Così i laburisti si candidano all’opposizione a vita.