Repubblica 7.7.15
Roma sotto giudizio “Illegalità gravissime”
Ipotesi legge speciale
Imminente la relazione Gabrielli. La normativa ad hoc darebbe poteri per risanare la burocrazia corrotta
di Carlo Bonini
ROMA . Cominciano oggi i giorni decisivi per il destino della Giunta Marino. Perché è oggi che comincerà a prendere forma la risposta alla domanda se il Comune Capitale d’Italia debba o meno essere sciolto per mafia. Il prefetto Franco Gabrielli riunirà il Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica (cui parteciperanno il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, il questore e i comandanti provinciali di Carabinieri, Finanza e Forestale) durante il quale verranno discusse le conclusioni delle mille pagine di lavoro consegnate lo scorso 16 giugno dalla commissione di accesso agli atti del Comune insediata dal precedente prefetto Pecoraro e, con loro, l’orientamento maturato in queste tre settimane dallo stesso Gabrielli con la sua bozza di relazione finale. Se la discussione dovesse registrare un orientamento comune, la consegna della relazione di Gabrielli al ministro dell’Interno Alfano e alla Commissione parlamentare Antimafia (che ne ha fatto richiesta nei giorni scorsi), prevista per il prossimo venerdì, potrebbe anche essere anticipata di un giorno.
Per dire cosa? Al netto di un «segreto» sul lavoro della commissione prefettizia che, come ha sottolineato ironicamente lo stesso Gabrielli, «ha incredibilmente resistito », il quadro di questa “stretta finale” è definito. Per quanto infatti non se ne conosca il dettaglio, la Commissione insediata da Pecoraro, nel delineare un quadro di sistematica e capillare distorsione delle prassi amministrative della macchina comunale, di una spesa fuori controllo per dolo e negligenza nei controlli, di regole sugli appalti regolarmente aggirate in nome della “somma urgenza”, sarebbe giunta a conclusioni severe che, di fatto, raccomanderebbero lo scioglimento del Comune. Conclusione su cui, al contrario, il Prefetto Gabrielli nutrirebbe dubbi sostanziali. Alimentati da almeno due ordini di considerazioni. La prima: l’analisi che lo stesso Procuratore Pignatone ha reso pubblica la scorsa settimana durante la sua audizione alla Commissione Antimafia, secondo cui esiste un’oggettiva «discontinuità amministrativa» tra quella che è stata la giunta Alemanno (organica a Buzzi e Carminati, al punto da vedere l’ex sindaco indagato per associazione mafiosa) e quella che è oggi ed è stata a partire dal 2013 la giunta Marino. La seconda: che lo scioglimento per mafia prevede un inquinamento in atto della vita politica e amministrativa della città da parte di organizzazioni mafiose. Una circostanza, questa, che, con lo smantellamento dell’intera banda Buzzi-Carminati e le dimissioni e gli arresti delle figure politiche macchiate anche durante la prima parte della stagione Marino, non fotografa l’attuale situazione della Giunta.
Il sentiero di fronte a Gabrielli, del resto, è assai stretto. Perché, al contrario di quanto pure si è sostenuto, sarà solo sull’ipotesi di inquinamento mafioso che il Prefetto sarà chiamato a pronunciarsi (articolo 143 del Testo Unico di legge sugli Enti Locali) e non sulle “persistenti e gravi violazioni di legge” (articolo 141), che pure prevede la legge ma che sono estranee a questa procedura e che dunque, in questo caso, non poranno essere invocate per il commissariamento.
Un fatto è certo. Se Gabrielli dovesse alla fine concludere per la mancanza dei requisiti necessari allo scioglimento per mafia, non per questo il quadro della sua relazione suonerà confortante per la Giunta Marino o una cambiale in bianco alla sua longevità politica. Anzi, le difficoltà politiche potrebbero moltiplicarsi. Il quadro definito dall’indagine prefettizia – a quanto se ne sa – è infatti devastante . La corruzione che si è mangiata pezzi interi della burocrazia comunale è ormai allo stadio della metastasi. E dunque la relazione, pur non raccomandando lo scioglimento (decisione che comunque dovrà assumere Alfano sottoponendola , entro tre mesi, al Consiglio dei Ministri) potrebbe aprire uno scenario di iniziativa politica inedito. Su cui, non a caso, si è pronunciata anche Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia. Una legge speciale per Roma che immagini poteri (e magari anche fondi) straordinari e che consenta di incidere immediatamente sul tessuto necrotizzato dell’amministrazione pubblica (sono 50 mila i dipendenti del comune, comprendendo le municipalizzate e le controllate) e sulla spesa. Da affidare a una struttura di governo della città «allargata ». Non insomma una “giunta bis dei Migliori”, ma una giunta Marino sostenuta da una struttura amministrativa o prefettizia “speciale” immaginata appunto per legge.