Repubblica 3.7.15
La riflessione del filosofo Anthony Appiah sulle mutazioni che oggi investono i comportamenti sessuali e sulle discriminazioni contro i gay
Quando le rivoluzioni cambiano la morale
Antony Appiah
LE CONVERSAZIONI Il filosofo anglo-ghanese Anthony Appiah è ospite domani alla decima edizione della rassegna “Le Conversazioni”, il festival ideato da Antonio Monda e Davide Azzolini. L’incontro è a Capri, alle 19, in Piazzetta Tragara. Questo è il testo del suo intervento
Moltissime tradizioni che oggi scandalizzano le coscienze delle persone civili un tempo erano pratiche totalmente abituali. I matrimoni in età infantile, il delitto d’onore, la fasciatura dei piedi per bloccarne la crescita, la lapidazione delle adultere e la condanna a morte degli omosessuali: ciascuna di queste usanze, in qualche parte del mondo, è stata approvata dalla legge o dall’uso fino al Novecento inoltrato. Ma, anche se non tutte sono state completamente sradicate, nella temperie morale complessiva
qualcosa è cambiato. In molti luoghi, i pregiudizi verso il genere e l’orientamento sessuale che erano alla base di queste tradizioni sono stati spazzati via. Si è anche ripudiata la mutilazione come forma di pena per un reato.
Nel 1778 Thomas Jefferson, baluardo della razionalità illuministica, contribuì a preparare un disegno di legge per l’amministrazione statale della Virginia che dichiarava: «Chiunque sia colpevole di stupro, poligamia o sodomia con un uomo o con una donna sarà punito, se uomo, con la castrazione, se donna, praticandole nella cartilagine del naso un foro di almeno mezzo centimetro». Ben pochi degli ammiratori contemporanei di Jefferson sarebbero pronti a difendere questa proposta (anche se costituiva un avanzamento rispetto alla prassi in vigore in Inghilterra, dove l’ultima esecuzione pubblica per atti di omosessualità avvenne solo nel 1835). E nessuno difenderebbe la schiavitù, che invece Jefferson accettava, o il linciaggio degli afroamericani, che in Virginia continuò fino agli anni Venti del Novecento. Negli ultimi secoli ci sono statediverse rivoluzioni nella morale collettiva. A posteriori viene da chiedersi: «Ma che diavolo gli passava per la testa?» Lo scopo di Jefferson era ridurre il numero di reati soggetti alla pena capitale. E dunque, paradossalmente, la sua proposta era un gesto progressista... perché Jefferson era scandalizzato dagli eccessi dei suoi antenati come noi lo siamo dai suoi. E a questo punto dovremmo chiederci cosa criticheranno i posteri di quelle che per noi sono pratiche abituali. Di sicuro ci richiameranno dalla tomba per farci rispondere alle loro accuse. Ma che diavolo vi passava per la testa, ci chiederanno, quando...? Ecco: quando cosa? Quali delle nostre pratiche abituali risulteranno abominevoli nel giro di un paio di generazioni?
Non si può essere sicuri che tutto ciò che oggi è sotto attacco in futuro verrà effettivamente liquidato. A volte chi punta alle riforme morali subisce la dura condanna della storia. Nel 1977, negli Stati Uniti, Anita Bryant — ex reginetta di bellezza dell’Oklahoma, che negli anni Sessanta aveva portato al successo una sfilza di canzoncine — si mise alla guida di una fortunata campagna per l’abrogazione di alcune ordinanze che in Florida proteggevano i gay e le lesbiche dalla discriminazione. Nel 1978, quando il suo movimento riuscì a far abrogare analoghe ordinanze anche in Minnesota e nell’Oregon, si sarebbe potuto pensare che la Bryant cavalcasse l’onda della storia. Ma poi si è capitoche la storia stava andando nel verso opposto.
Quando la Bryant iniziò la sua campagna, solo uno dei cinquanta stati, la Pennsylvania, aveva una legge antidiscriminazione che tutelava le lesbiche e i gay; oggi, quasi metà della popolazione degli Stati Uniti vive in stati dove vigono leggi di questo tipo, e altri milioni di persone vivono in città dotate di analoghe tutele. Nel 1977, nel paese di Anita Bryant quasi nessuno avrebbe preso sul serio l’idea del matrimonio fra gay. Adesso più di due terzi dei cittadini statunitensi sotto i trent’anni sono a favore. E questa opinione è condivisa in gran parte dell’Europa e delle Americhe. L’Italia è l’unica nazione europea a ovest della vecchia Cortina di Ferro in cui la legislazione nazionale non riconosce le coppie gay. Che sono invece riconosciute nella maggior parte dei paesi dell’America Latina.
E dunque, come si fa a capire da che parte tira il vento della morale? La storia ci insegna a cercare alcuni segnali. Innanzitutto, le argomentazioni morali che hanno successo non sono nuove. Le tesi contro la schiavitù — o la tortura, o i duelli, o la fasciatura dei piedi o l’omofobia — hanno circolato per molto tempo prima di portare a un cambiamento nella pratica. Jefferson e gli altri padri fondatori degli Stati Uniti, che condussero una rivoluzione sotto la bandiera della libertà, si rendevano conto che la schiavitù non era esattamente coerente con i loro principi.
Un secondo segnale è che i sostenitori delle tesi contrarie dipendono sempre più da argomentazioni false. I difensori della schiavitù nel Sud degli Stati Uniti affermavano che in realtà gli schiavi venivano trattati bene dai proprietari paternalisti delle piantagioni. Gli oppositori della parità femminile sostenevano che le donne erano incapaci di gestire i propri affari autonomamente. I nemici della depenalizzazione del sesso gay insistevano a dire che tutti gli omosessuali di fatto volevano andare a letto con i bambini.
E infine, quelli che stanno perdendo terreno non riescono a difendere le loro tesi in maniera diretta. Dichiarano piuttosto che stanno difendendo la tradizione. Ai diritti delle donne ci si opponeva in nome della famiglia tradizionale, i matrimoni gay si rifiutano in nome del matrimonio tradizionale. Anche la schiavitù era una tradizione. Quando uno è sicuro di essere nel giusto, mette in campo argomentazioni per dimostrare la validità della propria tesi: non si limita a proclamare che gli antenati erano dalla sua parte.
Ecco dunque alcune tradizioni che vorrei sottoporre al vostro giudizio: il trattamento degli animali nell’industria agroalimentare, la nostra sconsiderata distruzione dell’ambiente su scala globale, l’impiego massiccio delle pene carcerarie, l’accumulo di armi nucleari. Provate ad applicare i miei tre criteri di valutazione.