mercoledì 15 luglio 2015

La Stampa TuttoScienze 15.7.15
La pozione medievale con ingredienti da strega ci regala un antibiotico contro lo strafilococco aureo
di Fabio Di Todaro


La sua scoperta ha rivoluzionato l’elettrofisiologia cardiaca, con ripercussioni dalla diagnostica alla terapia. Se si conosce perché - e con quale frequenza - il cuore batte mentre dormiamo, il merito è del modello matematico ideato da DiFrancesco. Il segreto è nelle cellule del nodo senoatriale, il pacemaker naturale che scandisce il ritmo. A innescare il segnale elettrico è la «corrente funny», caratterizzata da un flusso di sodio verso le cellule.
Lo scienziato milanese fu il primo a dubitare della corrente IK2, a cui tutti avevano creduto dal 1968 in poi. A scoprirla era stato Denis Noble, fisiologo a Oxford, l’ateneo in cui DiFrancesco andò a rompergli le uova nel paniere 15 anni più tardi. Ed è anche lo stesso autore con cui decise di condividere la scoperta. «O me la giocavo contro di lui o assecondavo la sua benevolenza. Gli comunicai l’esito dei miei studi e decise di replicarli subito. Così scrivemmo lo studio assieme, ricostruendo ciò che si conosceva prima e quella che invece era la verità sul funzionamento del cuore». Il passaggio dalla ricerca di base a quella applicata fu veloce: dalla sua fonte si sono abbeverati cardiologi e farmacologi, impegnati nella definizione delle aritmie e nella messa a punto di nuovi farmaci. Ed è stato sempre DiFrancesco, con uno studio sul «New England Journal of Medicine» nel 2006, a scoprire la mutazione del canale Hfn, all’origine della bradicardia. Da qui al lancio dell’ivabradina, in grado di far riprendere la marcia al cuore senza effetti collaterali, sono passati pochi anni.
Grandi meriti, a fronte di pochi riconoscimenti in Italia. «Sento di aver dato più di quanto ho ricevuto», ammette con dispiacere, a tre anni dalla pensione. «Andando via, avrei raccolto di più. Purtroppo la politica è avara di apprezzamenti per la ricerca. Questo premio - conclude - è una soddisfazione, ma la scoperta dell’ivabradina rappresenta ancora uno dei migliori risultati della mia carriera».