mercoledì 8 luglio 2015

La Stampa 8.7.15
Lo stallo europeo arriva anche in Italia
di Marcello Sorgi


Rischia di ripercuotersi anche in Italia lo stallo che anche ieri s’è registrato a Bruxelles, tra Tsipras che resiste all’idea di dover fare la prima mossa, senza la quale Merkel non intende riaprire una nuova trattativa. Come gli altri leader europei, esclusi dal braccio di ferro che oppone la Cancelliera al vincitore del referendum, Renzi ieri al vertice ha fatto tappezzeria, aspettando il rinvio al prossimo fine settimana che dovrebbe finalmente essere decisivo.
Per il premier che, forte dell’ottimo risultato alle Europee dell’anno scorso, puntava a ricavarsi un ruolo in ambito Ue per mitigare con maggiore flessibilità la linea del rigore tedesco, il quadro dopo il voto greco non è dei più favorevoli. Mentre le opposizioni, di sinistra e di destra, in Italia si riorganizzano in un fronte trasversale, cavalcando il sentimento anti-europeo in crescita, Renzi non ha grandi margini di manovra. Il Fondo monetario ammonisce l’Italia dai rischi di un contagio greco, a causa del debito pubblico che non smette di crescere. In Senato la riforma istituzionale non fa passi avanti e ieri per la prima volta la ministra Boschi ha ammesso l’eventualità di un rinvio a settembre, mentre fino alla scorsa settimana il terzo voto sul testo entro il 7 agosto sembrava irrinunciabile. A Montecitorio la riforma della scuola sta faticosamente arrivando in porto, ma in un clima di forte contestazione e con la Camera sotto assedio. Lo sprint iniziale del governo sulle riforme continua a subire un rallentamento e sconta le divisioni interne della maggioranza e l’incertezza degli “appoggi esterni”, indispensabili, ma ormai di molto assottigliati, in Senato. Renzi comincia domani una trattativa con la minoranza Pd che lo tiene bloccato a Palazzo Madama, ma è abbastanza chiaro che il negoziato non parte nel clima giusto. L’impuntatura sul Senato elettivo e sulla necessità di riscrivere il testo della riforma, facendo ripartire da capo il meccanismo della revisione costituzionale (quattro votazioni), rivela che gli oppositori interni del premier non sono pronti ad accettare un accordo minimalista ed esigono da Renzi assicurazioni che l’epoca del Nazareno e della ricerca di maggioranze alternative sia finita per sempre. La conferma che la situazione va complicandosi viene anche dal discreto attivismo del Capo dello Stato. Nel giro di pochi giorni, Mattarella, che si tiene in stretto contatto con Renzi, ha ricevuto il ministro dell’Economia Padoan e la presidente della commissione affari costituzionali del Senato (dov’è ferma la riforma che sta per essere rivista) Finocchiaro.