martedì 7 luglio 2015

La Stampa 7.7.15
Depositato in Cassazione l referendum sull’Italicum
di Marco Bresolin


Non sarà il quesito del secolo a cui domenica hanno risposto cinque milioni di greci. Ma tra un anno anche gli italiani potrebbero riassaporare il gusto del referendum: non sull’austerità e nemmeno sull’euro, ma sull’Italicum, la nuova legge elettorale. Il «potrebbero» è d’obbligo, perché tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di firme da raccogliere. Mezzo milione in tre mesi, mica semplice. Però la macchina è stata avviata, il quesito è apparso sulla Gazzetta Ufficiale e da oggi scatterà una campagna sul web.
Subito dopo l’approvazione della legge, tutta l’opposizione aveva annunciato il ricorso alla consultazione elettorale per bloccare quello che molti definiscono un Porcellum bis. Dalla Lega ai Cinque Stelle, passando per Forza Italia (che – va detto – ha votato a favore in Senato e contro alla Camera) fino ai dissidenti Pd. Annunci, intenzioni, promesse. Ma nessun atto ufficiale. E allora martedì scorso una quindicina di cittadini, guidati da un professore universitario, si sono presentati alla Cancelleria della Corte di Cassazione e hanno depositato il quesito che chiede di abolire un punto chiave della nuova legge elettorale: il capolista bloccato. Non tutto l’Italicum, perché la richiesta di abrogazione totale di una legge elettorale non passerebbe il vaglio di costituzionalità.
Quello del comitato referendario è dunque un primo, piccolo, ma necessario passo per raggiungere l’obiettivo. Via il capolista, spazio solo alle preferenze per dare agli elettori il pieno potere di scelta. «L’introduzione del capolista nei cento collegi – spiega il promotore Marco Galdi, docente di Diritto Pubblico all’Università di Salerno ed ex sindaco di Cava de’ Tirreni con una coalizione di centrodestra – è un modo surrettizio per reintrodurre le liste bloccate, che sono già state bocciate dalla Corte Costituzionale».
I moduli per la raccolta firme sono pronti, il sito web pure. C’è tempo fino al 30 settembre, pochissimo tempo. Bisognerà fare i salti mortali. Servirà per esempio l’appoggio di qualche struttura di partito. «Stiamo cercando convergenze politiche, sono già in contatto con diversi parlamentari di opposti schieramenti». Tra i più attivi c’è il deputato Guglielmo Vaccaro, molto vicino a Enrico Letta, da poco uscito dal Pd per le divergenze sul caso De Luca. Ma Galdi punta a fare squadra anche con Pippo Civati, che ha già annunciato di voler mettere a disposizione la rete della sua associazione «Possibile» per «creare un’infrastruttura nazionale della campagna referendaria», in cui inserire anche i quesiti su Jobs Act, Sblocca Italia e scuola. L’obiettivo è un referendum day da tenersi tra l’aprile e il giugno del 2016. Firme permettendo.