La Stampa 16.7.15
La Cina: il Pil cresce del 7%. Ma le Borse sono scettiche
Il governo: obiettivi centrati. Dubbi degli analisti, Shanghai perde il 3,2%
di Ilaria Maria Sala
Come per miracolo, l’economia cinese nel secondo trimestre dell’anno è cresciuta del 7%: esattamente come avevano specificato i pianificatori economici di Pechino all’inizio dell’anno. Nel corso delle ultime settimane le aspettative erano state raffreddate dagli stessi economisti governativi, che avevano diffuso notizie di una crescita del 6,8%, ma alla fine, ieri, ecco che la crescita ha aderito in tutto e per tutto al programma. E la dice lunga che il portavoce del centro nazionale di statistica, Sheng Laiyun, abbia reputato necessario ribadire in conferenza stampa che «queste statistiche sono del tutto veritiere».
L’istituto di statistica
Dunque, vista la sorpresa, ecco che di nuovo tutti gli analisti cercano di leggere fra le righe per determinare fino a che punto sia possibile prendere alla lettera questa percentuale di crescita: la vecchia tradizione nell’arte dell’interpretare le statistiche ufficiali cinesi voleva che si confrontasse il consumo elettrico con la crescita annunciata, per sottolinearne le discrepanze più eclatanti. Ormai però alcuni analisti indipendenti, fra cui Andy Xie, mettono in guardia da questa pratica, dal momento che anche le autorità locali ormai la conoscono, e se necessario sono dunque pronti a «massaggiare» anche i dati sul consumo elettrico.
Tabulare tutti gli altri dati è un compito che richiederà qualche settimana, ma se gli analisti non governativi fanno l’unanimità nel pensare che la crescita cinese sia inferiore a questo magico 7% (che è pur sempre la crescita più basa degli ultimi venti anni) di circa uno o due punti percentuali, i vari dati economici – esportazioni e importazioni, consumo interno, prezzi dell’immobiliare, output industriale e consumi di energia ed acqua, fra le altre cose – presentano un’economia un po’ asfittica, per la Cina, e ancora non al riparo dal rischio deflazione.
Dunque, pochi vogliono specificare una percentuale di crescita credibile, ma i più leggono nell’annuncio ufficiale la conferma di una tendenza di stabilizzazione dell’economia cinese, in un’area che andrebbe dal 5 al 7% di crescita del Pil. Questa, poi, è stata definita dal Segretario Generale di Partito e Presidente cinese, Xi Jinping, «la nuova normalità», e quindi tutto è più o meno in linea. Fra i dati su cui sembra esserci unanimità, però, è che ad aiutare la crescita siano stati i servizi, più della produzione industriale. E le recenti scosse sul mercato azionario avrebbero avuto scarso impatto sui numeri del secondo trimestre, considerando che negli ultimi mesi l’andamento delle Borse sembra essere piuttosto separato dall’economia reale, ma l’iperattività nel settore dei servizi finanziari potrebbe aver contribuito fino all’1,3% alla crescita complessiva del Pil.
Mercati giù
A questo proposito, però, va notato che ieri, mentre i regolatori finanziari avevano deciso di ripristinare la vendita di numerosi titoli di Borsa che erano stati sospesi prima del massiccio intervento governativo volto arrestare la vertiginosa caduta di mercato, di nuovo questi hanno cominciato a perdere di valore. Molte aziende hanno raggiunto la fluttuazione massima del 10%, e sono state così nuovamente sospese, mentre, come prima, ecco che i titoli delle aziende di Stato sono cresciuti di svariati punti percentuali. Ugualmente, la Borsa di Shanghai ha chiuso la sessione di mercoledì con un -3,2%, ignorando dunque la notizia positiva della crescita del 7% del Pil nazionale.