mercoledì 15 luglio 2015

La Stampa 15.7.15
Renzi apre alla sinistra Pd per evitare l’aiuto di Verdini
Punta a mantenere una maggioranza autonoma. “L’Italicum non cambia”
di Ugo Magri


Come se avesse avuto un presentimento, o semplicemente per reazione al degrado perfino estetico che inquina la politica, Renzi ha preso le distanze da Verdini e dai verdiniani già prima che un esponente di quel mondo (il deputato campano Sarro) finisse nel tritacarne delle accuse per camorra. Non che il premier abbia sbattuto la porta in faccia agli ex berlusconiani, lanciando proclami tipo «mai e poi mai con gente così». Oltretutto sa che tra loro non mancano le persone specchiate. Però ha detto, in un’intervista registrata in anticipo per il nuovo programma di Riotta su RaiTre, che sulle riforme farà di tutto (testuale: «di tutto») pur di ottenere il sostegno dell’intero Pd. Dunque, se le parole hanno un senso, il premier presterà per la prima volta orecchio a certe correzioni che ieri il bersaniano Gotor suggeriva per la riforma costituzionale del Senato, specie in materia di elezione diretta. Il motivo è semplice: Renzi vuole contare sulle proprie forze per non apparire minimamente in balia dei nuovi «Responsabili», o come altro si chiameranno i seguaci di Verdini una volta lasciata Forza Italia, probabilmente entro fine mese.
Nessun grazie
Quanti siano i verdiniani a Palazzo Madama, dove la maggioranza è più esile, lo scopriremo solo quando verranno allo scoperto: c’è chi ne ha contati 13, chi addirittura 15. Quel giorno sapremo pure se tra loro ci sono il senatore Falanga e la senatrice Longo, già fedelissimi dell’ex sottosegretario Cosentino da tempo finito in carcere. Adesso i due stanno con Fitto, cioè contro il governo, ma pare che l’infaticabile Denis sia quasi riuscito a convertirli alla causa renziana. Se vorranno dargli una mano, il premier certo non potrà impedirlo, anzi di sicuro gli farà comodo. L’importante dal suo punto di vista, specie dopo la vicenda Sarro, è non dover mai mostrare gratitudine. E tantomeno ricambiare con promesse di poltrone. Dunque nel giro Pd viene del tutto escluso che i verdiniani possano essere compensati con presidenze di commissione o con posti di governo (ce ne sono almeno 3 vacanti, uno da ministro e due da vice-ministro) in occasione del prossimo rimpasto.
I dubbi del Cav
Stasera Berlusconi riunirà i vertici «azzurri». Da giorni l’ex Cavaliere si pone quesiti circa le vere intenzioni di Renzi e cerca di capire se, in cambio di un sì alle riforme, il premier sarebbe disposto a cambiare la legge elettorale sul premio di maggioranza. Interpellato da amici prima di partire per l’Etiopia, Renzi ha risposto: «Non ci penso proprio, nemmeno morto». Chi gli sta intorno invece risponde: «Per ora non se ne parla». Per ora.