venerdì 10 luglio 2015

La Stampa 10.7.15
D’Errico: i nuovi assunti moriranno di supplentite
Bloccheremo gli istituti
intervista di Flavia Amabile


Stefano D’Errico, segretario dell’Unicobas, una delle sigle più agguerrite contro la Buona Scuola, e anche quella che ha il maggior numero di aderenti nella scuola della moglie di Renzi: in che modo questa riforma non migliorerà le scuole italiane?
«Per tutti i motivi per cui è incostituzionale. Per la disparità di trattamento sulla titolarità d’istituto tra docenti e personale Ata, per la violazione dell’obbligo della parità di trattamento nei confronti degli amministrati. Tutti hanno un posto fisso, anche chi è impiegato su di una linea di autobus, mentre con questa riforma della scuola gli insegnanti verrebbero inseriti in un organico funzionale, senza scuola fissa, per coprire le assenze dei colleghi o per piccole supplenze. E saranno a disposizione su un territorio che nei casi delle scuole superiori di molte zone d’Italia, potranno essere anche di oltre venti chilometri di ampiezza».
Quali insegnanti saranno a disposizione dei presidi?
«Innanzitutto i neo-assunti, con un incarico triennale: costoro moriranno davvero di “supplentite” e saranno licenziabili in questa fase (dopo essere stati reclutati tramite il sistema pubblico, potrebbero quindi venire liquidati secondo la mera discrezionalità del dirigente. Ma in realtà saranno sottoposti a questo trattamento tutti quelli che faranno domanda di trasferimento».
Avete promesso di bloccare le scuole dal prossimo anno scolastico: come pensate di riuscirci?
«La scuola si regge sul volontarismo e la buona fede dei docenti. A questo punto diciamo basta: abbiamo già dato indicazione di prendere tutti le ferie da subito, così mancherà il numero legale nei Collegi dei Docenti che verranno presto chiamati a votare sul nuovo organico funzionale. E, poi, nessuna collaborazione con i nuovi dirigenti: non è obbligatorio assumere ruoli come quello di vicepreside o di collaboratore. Non parteciperemo ad attività aggiuntive, ai progetti, non sostituiremo i colleghi assenti, non parteciperemo alle gite e non adotteremo testi dell’industria libraria».