giovedì 16 luglio 2015

Il Sole 16.7.15
Il vero sconfitto del vertice? La Germania
Verso il terzo bailout. Nonostante le apparenze Berlino e l’Europa metteranno nuovamente mano al portafoglio dando ancora decine di miliardi alla Grecia
di Gideon Rachman


L’umiliazione della Grecia, il trionfo della Germania onnipotente, il sovvertimento della democrazia in Europa, così titolavano molti quotidiani europei lunedì mattina.
Che assurdità. Se c’è qualcuno che ha capitolato, quella è la Germania. Il governo tedesco ha appena concesso in linea di principio un altro salvataggio plurimiliardario alla Grecia, il terzo a oggi. In cambio, ha avuto la promessa di riforme economiche da parte di un governo greco che ha fatto chiaramente capire di essere in profondo disaccordo con tutto quello che ha appena accettato. Il governo Syriza farà chiaramente tutto il possibile per contrastare l’accordo appena siglato. Se questa è una vittoria tedesca, non vorrei assistere alla sconfitta…
E poi questa storia della democrazia sovvertita in Grecia, anche questa è un’assurdità. Il referendum greco del 5 luglio voleva dire in sostanza che il resto dell’Eurozona avrebbe dovuto continuare a prestare miliardi alla Grecia, ma a condizioni dettate da Atene. Irrealistico. Il vero ostacolo alla libertà greca non è la natura non democratica dell’Ue, ma il fatto che la Grecia è in bancarotta.
Quasi tutti i commenti sulla perdita della sovranità greca nell’intesa di massima appena siglata riguardavano il fondo di privatizzazioni di 50 miliardi di euro che verrà controllato dai creditori stranieri. Dato il livello di corruzione e clientelismo dei precedenti governi greci, l’idea sembra ottima. Ma con la netta opposizione di Syriza alle privatizzazioni è molto improbabile che vengano messi insieme 50 miliardi di euro.
Il dilemma per i cittadini greci è penoso, ovviamente. Ero ad Atene la settimana scorsa e mi sono sentito molto male per tante delle persone che ho incontrato, che avevano paura di perdere il lavoro, i risparmi e di non avere più un futuro. Ma l’idea che sia tutta colpa dell’Europa crudele che ha irragionevolmente imposto l’austerity a un Paese sano, è un’illazione neo-sinistroide. La Grecia è stata mal governata per decenni e ha vissuto ben oltre i suoi mezzi.
Quando è scoppiata la crisi, il governo greco aveva un disavanzo di bilancio che superava il 10% del Pil e il settore privato si rifiutava di prestare soldi al Paese. Senza gli aiuti di Fmi e Ue, l’adeguamento all’austerità sarebbe stato immediato e molto più brutale. E nemmeno l’idea che i creditori della Grecia sono stati così inflessibili è vera. I creditori privati avevano già subito una riduzione del valore nominale del debito (haircut) nel 2012 e un notevole allungamento delle scadenze.
E poi, anche i cittadini tedeschi, olandesi, finlandesi e altri hanno tutto il diritto di preoccuparsi. Al momento dell’adesione all’euro era stato detto loro che il Trattato che istituiva la moneta unica prevedeva una clausola di “no bail-out” e questo per rassicurare i contribuenti che non avrebbero mai dovuto pagare i conti di altri Paesi dell’Eurozona.
Sono stati già concessi bail-out a Spagna, Portogallo e Irlanda, oltre a tre pacchetti per la Grecia. Un nuovo prestito di 85 miliardi di euro alla Grecia equivarrebbe a quasi il doppio del Pil annuo della Serbia, un Paese di media grandezza della stessa regione. E nonostante sia stato detto in lungo e in largo che i perfidi europei si rifiutano di cancellare il debito greco, è molto improbabile che la Grecia restituisca tutti i 320 miliardi di euro che già deve, questo è evidente.
E stranamente le denunce più forti alla perfidia dell’Eurozona nel rifiutarsi di cancellare il debito greco sono venute proprio da economisti che vivono in Paesi i cui contribuenti non sono propriamente un modello di responsabilità.
Quest’ultima iterazione della crisi greca inoltre ha visto acuirsi la spaccatura tra Francia e Germania. Il governo francese è emerso come quello che è riuscito a far restare la Grecia nell’euro e ad allentare l’austerità. La Francia ha sicuramente i suoi buoni motivi per prendere le parti della Grecia, per dimostrare una solidarietà europea, geopolitica e via dicendo. Ma se fossi stato un contribuente tedesco, sarei rimasto basito alla vista del presidente Hollande che abbraccia il premier Tsipras, all’uscita del summit.
Anche la Francia, in effetti, ha le sue ragioni per cercare di invertire il corso di austerità in Europa. Stiamo parlando di un Paese che non registra un pareggio di bilancio, dico uno solo, dalla metà degli anni Settanta. E i governi francesi hanno le stesse difficoltà della Grecia a spingere per le riforme strutturali dell’economia. Dopo quest’ultima crisi, i francesi torneranno probabilmente alla carica con grandi idee per “consolidare” l’Eurozona come una previdenza sociale europea. Chi pensano che la pagherà, mi chiedo?
Quanto ai tedeschi, all’ultimo incontro hanno chiaramente spinto per una Grexit, ovvero l’idea di far uscire la Grecia dall’Eurozona. Poi hanno fatto un passo indietro dopo diversi richiami, come quello del ministro degli Esteri di Lussemburgo secondo il quale uno sviluppo del genere sarebbe «fatale per la reputazione della Germania nell’Ue e nel mondo». Anziché rischiare un tale scenario, il governo tedesco ha accettato l’ennesimo salvataggio della Grecia. Ma in realtà l’euro sta già avvelenando l’atteggiamento dei tedeschi nei confronti dell’Europa e quello dell’Europa nei confronti dei tedeschi.
Tutta questa saga mi fa venire in mente le parole del grande tedesco Karl Marx che diceva: «La Storia si ripete due volte, prima come tragedia, poi come farsa». E l’ultima intesa sul debito greco riesce a essere farsa e tragedia insieme.
Traduzione di Francesca Novajra