Il Sole 13.7.15
Le prossime mosse di Tsipras e l’investimento che la sinistra italiana rischia di perdere
È stato chiaro sin dall'inizio della crisi greca che i riflessi sarebbero stati anche di politica interna in ciascun Paese dell'euro. E così sarà.
di Lina Palmerini
I prossimi giorni di Tsipras, il rispetto – o no - delle sue promesse e dei suoi impegni con il popolo greco saranno una misura politica per tutti quelli che una settimana fa sono corsi ad Atene a sostenere il “no” al referendum. E ora, se il premier greco cederà, perderà forza anche quel partito pro-Tsipras italiano che già ha cominciato a mettere pressione sul Governo Renzi e sulla maggioranza. E che rischia di far esplodere il dissenso sulla legge di Stabilità, la prova italiana più attesa dall'Europa e dai mercati finanziari. Un campo di battaglia naturale per una sinistra che vuole nascere su uno slogan anti-tedesco, anti-rigore, facilmente comprensibile a tutto un elettorato sottorappresentato dal Pd renziano.
Le sorti di Tsipras, dunque, determineranno quelle del progetto a cui guardano Fassina, Landini e Civati ma anche una parte della minoranza Pd che è alla finestra in attesa di come si concluderà quello che il presidente francese Hollande ha chiamato “il braccio di ferro” in Europa. Alla finestra sta anche Renzi e non solo perché ha schierato l'Italia a favore di un accordo o perché uno strappo sulla Grecia danneggerebbe in primo luogo la stabilità finanziaria italiana. Il fatto è che i riflessi del negoziato con Tsipras potranno incidere anche sul suo Governo. Sono di nuovo i movimenti dell'opposizione interna del Pd, così coinvolta dagli esiti della battaglia di Atene, quelli da sorvegliare. Con questa area il premier dovrà fare i conti. I conti veri, in senso tecnico, visto che al Senato i numeri sono ristretti e la battaglia – se il premier greco ce l'avrà fatta – sarà dura.
Il punto, insomma, non è tenere a freno chi è già all'opposizione e ha una posizione anti-euro – Grillo o Salvini – ma chi oggi fa parte della coalizione di Governo e vorrà rendersi sempre più visibile sull'agenda di riforme che il Governo concorderà con l'Europa e sulla legge di Stabilità. Il nesso tra Atene e Roma passa da qui, dalle prossime misure e dai voti parlamentari visto che il partito pro-Tsipras è ormai nato dentro al Pd e ha i numeri per mettere in difficoltà il premier.
È appena accaduto sulla scuola. È vero che la riforma è passata senza troppi rischi, ma i voti di quell'area di sinistra sono mancati tutti. Così come quella stessa parte politica del Pd non ha mai digerito il Jobs act, la riforma del lavoro fortemente chiesta – innanzitutto – dall'Europa. Stesso discorso vale per le riforme istituzionali e varrà per la pubblica amministrazione fino alla tappa finale che sarà in autunno e si chiama manovra economica. In ballo ci sono i tagli di spesa, la riforma delle pensioni, forse un taglio delle tasse: impegni appena abbozzati dallo staff di Palazzo Chigi che avranno bisogno, però, di sostegno politico.
Ma se Tsipras dovrà far bere alla Grecia l'amaro calice delle riforme, a cominciare da previdenza e aumento dell'Iva, anche il fronte italiano di sinistra sarà nell'angolo, perderà forza nelle battaglie interne e sulle prossime riforme italiane. Senza il leader greco, senza i suoi slogan, la sinistra perderà la sua icona, il suo simbolo che è l'unica sponda che dà forza a una posizione politica. E vedrà anche bruciata la sua credibilità, quella di chi è corso fino ad Atene per intestarsi una battaglia politica che per primo Tsipras ritratterebbe.
Se così sarà, il dissenso nel Pd tenderà a restringersi, meno parlamentari saranno tentati dal progetto di un nuovo partito che annunciava per ottobre Nichi Vendola. Al momento le previsioni non sono rassicuranti per il premier greco e i suoi fans italiani.