domenica 12 luglio 2015

Il Sole 12.7.15
Scenari. La strategia di Pechino dello sviluppo multinazionale
Pechino ha fame di mercati: la domanda interna non basta
di Michael Spence


Talvolta gli economisti descrivono l’economia globale come un enorme bazar, ma in realtà non è così. Essa è una rete, in cui i collegamenti si stabiliscono espandendo i flussi di beni, servizi, persone, capitali e, soprattutto, informazioni. La Cina si è posta l’obiettivo di creare collegamenti di questo tipo e dispone di abbondanti risorse che le consentiranno di fungere da catalizzatore di crescita e sviluppo a livello globale. La risorsa più evidente della Cina è il suo ampio e crescente mercato interno, a cui altre economie potranno accedere grazie al commercio e agli investimenti. In questo modo, il paese si unirà alla schiera dei paesi avanzati nell’offrire un mercato dell’export (e posti di lavoro) a paesi con uno sviluppo economico ancora allo stadio iniziale. Inoltre, poiché la Cina ha sviluppato una capacità d’investimento di gran lunga superiore a quella che la sua economia interna è in grado di assorbire, dovrà cercare nuove opportunità all’estero.
Grazie al coinvolgimento dell’Aiib (la neocostituita Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture) e della Nuova banca per lo sviluppo dei paesi Brics (creata l’anno scorso da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), la Cina ha sviluppato l’equivalente di una strategia di sviluppo multinazionale. Anche se qualcuno è scettico in proposito, l’ampio sostegno all’Aiib suggerisce che i vantaggi sono maggiori dei rischi e che le iniziative della Cina potrebbero contribuire a creare una rete aperta a tutti. Nel frattempo, grazie a più di 30 accordi di swap con altre banche centrali, la Cina sta utilizzando le proprie riserve di valuta estera per aiutare i paesi vicini e altri a difendersi dalla volatilità dei flussi di capitali internazionali. Ciò avviene in concomitanza con l’impegno delle autorità a promuovere l’internazionalizzazione del renminbi, che sta rapidamente rafforzando il suo ruolo nelle operazioni commerciali. Gestire le operazioni nella valuta dei partner commerciali, senza l’intermediazione, ad esempio, del dollaro statunitense implica progressi notevoli sul fronte dell’efficienza. Naturalmente, c’è molto di più dell’internazionalizzazione della valuta. La Cina sta già chiedendo all’Fmi d’includere il renminbi nel paniere di valute che determina il valore dell’unità di conto del Fondo, i diritti speciali di prelievo. Una decisione in merito è attesa per la fine del 2015. L’ammissione al club dei diritti speciali di prelievo insieme al dollaro statunitense, alla sterlina britannica, all’euro e allo yen giapponese sarebbe importante a livello simbolico.
I politici cinesi hanno orizzonti di lungo termine e la loro strategia è destinata a incontrare ostacoli negli anni a venire. Il dubbio è se valga la pena perseguirla adesso. La risposta è quasi certamente sì. La “via della seta” terrestre, ad esempio, ridurrà la dipendenza del paese dai corridoi di traffico marittimo. Più in generale, gli investimenti cinesi allenteranno i vincoli imposti ai paesi lungo la via della seta, dovuti in parte a una crescita lenta e una carenza di investimenti nelle economie avanzate. Infine, una crescita attiva delle economie della regione rafforzerà l’economia della Cina e il suo status. Molti ritengono che investire nel settore pubblico sia un buon modo (forse il migliore) per utilizzare le risorse produttive dell’economia globale e aumentarne l’efficienza e il potenziale di crescita. Farlo, tuttavia, richiede uno sforzo multinazionale. I leader cinesi vogliono senz’altro un riconoscimento a livello internazionale della statura globale del proprio paese, ma vogliono anche che la sua trasformazione in paese ad alto reddito avvenga secondo una modalità che è – e viene percepita come – benefica per i suoi vicini e per il mondo intero. Il nuovo orientamento estero della strategia di crescita e sviluppo della Cina sembra mirato a trasformare questa visione in realtà.
(Traduzione di Federica Frasca)
© Project Syndicate 2015