domenica 5 luglio 2015

Corriere Salute 5.7.15
L’età (anagrafica) È solo un numero
di Giangiacomo Schiavi e Carlo Vergani


L’età è solo un numero, ha scritto un alunno parlando del nonno all’esame di terza media. È vero. Siamo entrati in una fase in cui l’età reale non è più quella anagrafica: avanzano i giovani vecchi, la soglia che definisce gli anziani diventa dinamica. In Italia ci sono 4 nonni di età superiore ai 65 anni per ogni nipote al di sotto dei 5 anni e, se l’attesa di vita alla nascita, secondo l’Oms, è di 85 anni per le donne e di 80 anni per gli uomini, nel 2045 avremo sei milioni di anziani in più. La rottamazione appare uno slogan sbagliato e superato: in futuro avremo sempre più bisogno degli anziani per compensare il disfacimento del welfare e dare un aiuto alle famiglie in crisi. Si dovrà anche ripensare il sistema sanitario, sviluppando di più la prevenzione e creando un’opportuna medicina del territorio per evitare che i costi della vecchiaia diventino insostenibili: gli anziani, che rappresentano il 20 per cento della popolazione totale, assorbono più della metà della spesa sanitaria e sei su dieci sono portatori di una o più malattie croniche.
È l’Italia, appena dietro al Giappone, a tirare la volata dell’invecchiamento. E non è un caso se il ministro della salute nipponico si presenta martedì a Roma, all’Accademia dei Lincei, per confrontarsi con il nostro ministero della sanità sulla sana longevità e sulle opportunità per facilitare il reintegro delle persone anziane nelle attività sociali e lavorative. È arrivato il momento di invertire una tendenza, dicono alla Fondazione Italia-Giappone: quella che considera l’allungamento della vita un fardello per la società. I vecchi, che non sono più vecchi, che hanno ancora energie fisiche e intellettuali, non rappresentano una presenza ingombrante e inutile. Sono una componente fondamentale della coesione sociale e il loro ruolo meriterebbe un approccio imprenditoriale: il conflitto generazionale che dobbiamo temere di più, ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, è quello dell’esclusione, soprattutto verso chi è ancora attivo nei servizi alla famiglia e e alla comunità.
Dare all’invecchiamento un valore è anche l’obiettivo dell’agenda post 2015 dell’Onu, che indica come obiettivo di sviluppo il controllo delle cronicità, le malattie invalidanti che si possono prevenire.
In Italia la percentuale è diminuita del 10 per cento negli ultimi dieci anni. Un dato importante, che pesa nello scenario dell’ healthy aging, la longevità sana, intesa come risorsa. Conferma anche la tesi del giovane studente: l’età può essere solo un numero.