Corriere 9.7.15
La crisi dal lettino dello psicanalista:
«Dottore ho sognato una rapina in banca»
di Lorenzo Salvia
ATENE «L’altro giorno una paziente mi ha raccontato un sogno. Lei era su una collina, in lontananza vedeva una coppia a passeggio mano nella mano». Come l’ha interpretato, dottore? «La vita è bella ma non per me. Ha presente quella canzone di Gershwin, But not for me? La-la-la-la-la-laaaa. La cosa interessante è un’altra, però». Quale? «La nonna di quella signora era partigiana, e questo spiega la collina. Tutta la famiglia era dovuta scappare in Urss, tra mille sacrifici. Insomma, la mia paziente ce l’ha sempre avuta con la nonna. Ma è riuscita ad ammetterlo solo adesso». Sdraiarsi sul lettino del dottor Savvas Savvopoulos significa far entrare in analisi un Paese che non riesce a uscire dalla crisi. Significa vedere lì sul soffitto tutte le crepe che un trauma lungo sei anni può aprire nelle famiglie, tra gli amici, nella vita intima delle persone. «E’ incredibile — racconta lo psichiatra e psicanalista, membro della Hellenic Psychoanalyitical society — come la crisi abbia riattivato antichi conflitti che altrimenti sarebbero rimasti sepolti. Ora i miei pazienti vanno più in profondità, nel proprio animo e nel proprio passato».
Ma non c’è qualcosa di schizofrenico nel ballare in piazza tutta la notte per festeggiare il no e la mattina dopo mettersi in fila al bancomat? «No, affatto. Le racconto il sogno di un altro paziente. Lui passa davanti a una banca, c’è una rapina. Ha in tasca un cellulare e una pistola, ma non usa nessuno dei due. Si sdraia a terra e aspetta che i rapinatori vadano via». Questo è più difficile da interpretare. Dalla finestra si sentono i grilli, il dottor Savvopoulos sorride: «Piuttosto che morire ogni giorno con un memorandum dopo l’altro, meglio stare tranquilli. Al limite torneremo a vivere in campagna: era noioso ma nessuno si uccideva perché non aveva da mangiare».
Poi c’è la «prevalenza del no», il valore del rifiuto nella cultura dei greci. Ancora adesso qui si celebra il 28 ottobre 1940, quando Atene disse oxi a Mussolini, che aveva chiesto di far entrare le sue truppe. «Ma c’è una storia ancora più importante. Conosce Missolungi? E’ un paesino, all’inizio dell’800 era assediato dai turchi. Gli abitanti fecero saltare in aria tutto con la dinamite. Pur di non darla vinta ai turchi preferirono morire. Più no di così...». Dottore, nei sogni dei suoi pazienti c’è mai la Germania? «Un signore aveva sognato di sparare a un soldato tedesco. Ma era prima della crisi. Con loro non abbiamo mai avuto un buon rapporto». Fuori dalla porta c’è un altro paziente, è ora di andare. «Gli uomini non sono spaventati dalle cose che vedono ma da come le vedono». Questa non è del dottor Stavvopoulos ma di Galeno, vissuto qui due mila anni fa. Anche la psichiatria, come tante altre cose, è nata in questa terra. E si vede.