martedì 7 luglio 2015

Corriere 7.7.15
Al bar con l’ex ministro e la moglie «Un’intesa ci sarà. E non lascio Atene»
di Lorenzo Salvia


ATENE La moglie Danae gli tiene la mano sulla spalla. Uno degli amici seduti al tavolo ha appena finito di raccontare una barzelletta. Risate, maniche di camicia, atmosfera decisamente cool.
Yanis Varoufakis si è dimesso da poche ore, il suo faccione è comparso anche stamattina sulle tv di mezzo mondo. Ed ora eccolo qui al «Twin Peaks all day bar», locale un po’ fighetto con comodo porticato all’ombra. Qui dietro c’è Piazza Syntagma, dove i greci hanno ballato tutta la notte per festeggiare un No con dedica speciale alla Germania. E la birra che Varoufakis ha in mano è proprio tedesca, una Warsteiner.
La vendetta va servita fredda, anzi gelata. Ma le guardie del corpo non hanno per niente voglia di scherzare: «E’ un momento privato, cerca di capire. Lui non rilascia dichiarazioni, tanto meno alla stampa straniera». «Yannis, perché ci hai abbandonato?», gli dice ad alta voce un amico che parla bene il greco. Lui si volta, sorride, fa un gesto con la manona per dire «venite qua». E si becca la prima occhiataccia della moglie, bella come nel servizio di Paris Match , quello nell’attico con vista Acropoli, ma con lo sguardo ancora più cattivo.
«Ah, giornalista — fa lui — nessuno è perfetto. Però dai, oramai sei qui». Dicono che adesso andrà a insegnare negli Stati Uniti, che guadagnerà un sacco di soldi e magari scriverà pure un altro libro. E’ per questo che si è dimesso? «E chi l’ha detto che me ne vado dalla Grecia? Sono un parlamentare di questo Paese e continuerò a fare qui il mio dovere».
Gli amici hanno smesso di scherzare, lo ascoltano in silenzio. La moglie è già arrivata alla seconda occhiataccia. Lui adesso alterna greco e inglese: « I am here to stay . Questa è la mia patria e chi dice che non ho avuto il coraggio di continuare è soltanto invidioso». Almeno un libro lo scriverà, però? «Ma no, io non sono uomo da libri».
Varoufakis aveva detto che si sarebbe dimesso in caso di vittoria del Sì. Perché ha lasciato se a stravincere è stato il No? «Non potevo fare diversamente. Mi dispiace, ma non c’erano più le condizioni per lavorare e credo che la mia sia una scelta responsabile».
Ieri mattina sul blog ha scritto che a chiedere la sua testa è stato l’Eurogruppo. Lui il passo indietro lo ha accettato, con amarezza, per rendere meno difficile la strada verso un accordo. Un sorso di birra, la terza occhiataccia della moglie che adesso fa anche un cenno alle guardie del corpo.
Ma lui riprende, sta cominciando a carburare. «Spero comunque che il governo trovi un’intesa con l’Europa. E sono convinto che andrà così». Sorride, e si sistema la camiciona blu con puntini bianchi che in effetti fa un po’ Checco Zalone. La sera prima in tv aveva una maglietta grigia, da uomo del popolo, come se avesse già deciso di lasciare.«Lo sapete, mi vesto sempre come mi pare».
Ma aveva già deciso di lasciare oppure no? «Ho deciso stamattina presto. Mi sono svegliato e ho sentito che non era più possibile andare avanti». Prima di arrivare qui, davanti al plotone di telecamere che ogni giorno lo aspetta sotto il ministero, Varoufakis si era augurato che il suo successore fosse Euclid Tsakalotos, capo negoziatore di Atene a Bruxelles. Nel frattempo è arrivata la conferma, il nuovo ministro sarà proprio lui: «E’ una persona molto preparata. Ma vi assicuro che non c’era alcun piano preordinato, come qualcuno sta facendo credere qui in Grecia. La scelta è stata mia».
Ormai le occhiatacce della moglie non si contano più. Adesso si avvicinano anche le guardie del corpo, ricordano che pochi mesi fa Varoufakis e signora hanno subito un’aggressione degli anarchici proprio mentre erano seduti all’aperto in un ristorante. Meglio non dare nell’occhio. I body guard avevano consigliato di andare a casa di amici. Ma è stato lui a insistere per venire qui, per sedersi all’aperto. Sembra la sua prima ora d’aria. «Invece di perdere tempo con me andate a fare un giro all’Acropoli» dice per dare il segnale del game over : «Nonostante tutto questo è un Paese meraviglioso».