martedì 14 luglio 2015

Corriere 14.7.15
L’intervista Serracchiani: i verdiniani? Chi è per le riforme ha il diritto di votarle con noi
Il vicesegretario pd: nessuno vuole sostituire la sinistra
di Monica Guerzoni


ROMA «Noi non stiamo cercando nessuno».
Eppure arrivano. Verdini, D’Anna... È pronta ad accoglierli nel Pd?
«Nel Pd? Ma no, assolutamente no — assicura la vicesegretario, Debora Serracchiani —. Ripeto, noi non cerchiamo nessuno. Riteniamo di avere i numeri anche al Senato e partiamo dall’unità del Pd, come abbiamo fatto fin dall’inizio».
L’unità del Pd? E i senatori dissidenti li ha dimenticati?
«Le divergenze si sono assottigliate. I risultati del nostro lavoro, che ci ha permesso di votare tante volte assieme, sono sotto gli occhi di tutti. Il dialogo continua, con tutte le forze politiche. E noi ci auguriamo di chiudere il percorso delle riforme tenendo unito il Pd».
Perché allora vi serve un gruppo che faccia da stampella alla maggioranza?
«Premesso che non entro nella dinamica di altre formazioni, assisto da tempo a una scomposizione dei gruppi. Se abbiamo voluto allargare a tutti, è perché stiamo facendo delle riforme molto importanti e riscrivendo gli assetti istituzionali. Quindi se c’è qualche senatore che vuole votare le riforme e che, magari, ha anche contribuito a scriverle, non si comprende perché non si dovrebbe lavorare assieme».
Non è che i numeri ballano e che continuate a non fidarvi della vostra minoranza?
«Abbiamo fatto un sacco di riforme e altre ne abbiamo in cantiere, nonostante ci venisse detto che dovevamo cadere, spaccarci, implodere. Abbiamo approvato la riforma elettorale, il jobs act, la scuola e speriamo di chiudere entro l’estate Pubblica amministrazione, Rai e unioni civili. Francamente, pur con tutte le fibrillazioni, siamo un partito che il risultato lo porta a casa».
La riforma costituzionale però l’avete congelata, tanto che non c’è più traccia di tavoli con la minoranza.
«No, la discussione all’interno del Pd, che è e resta uno soltanto, continua a tutti i livelli. Sabato in assemblea nazionale affronteremo il tema delle riforme. Stiamo portando avanti il cronoprogramma che ci siamo dati, ma senza forzature. Continuiamo a discutere, cercando un punto di equilibrio».
Per Speranza sarebbe folle sostituire la sinistra con i transfughi verdiniani.
«Infatti, nessuno ci ha pensato. È un’idea di Speranza e resta solo una sua ipotesi. Ma se ci sono parlamentari di qualunque forza che vogliono sostenere le riforme, non ci sottrarremo adesso».
Se prendete i voti di pezzi di Forza Italia rinasce il partito della nazione?
«L’unico partito che conosco e per il quale lavoro nel campo del centrosinistra è il Pd. Un partito che ha l’ambizione di cambiare l’Italia, con riforme che ci permettono di ritrovare quella credibilità internazionale che avevamo perso. Il Pd in Europa rappresenta la sinistra e se qualcuno, fuori dal Pd, ritiene di farsi rappresentare da Tsipras, fa una scelta legittima che però non ci riguarda».
Niente «partito riformista renziano», come lo ha chiamato il senatore D’Anna?
«Se qualcuno, tra i fuoriusciti del M5S o tra gli scontenti di FI, condivide le nostre riforme, le può votare. Ma non è un percorso che costituisce chissà quale partito o una diversa maggioranza di governo. Tra l’altro al partito della nazione non ci abbiamo mai pensato. La sola cosa che ci interessa è cambiare profondamente questo Paese, mettendolo in condizione di sfruttare la crescita prossima ventura».
Se il timone si sposta a destra il Pd rischia la scissione?
«Mettiamoci d’accordo. Alcuni non votano le nostre riforme perché le considerano troppo di sinistra, altri perché troppo di destra. Noi facciamo le riforme che servono al Paese e non è certo l’attribuzione di una etichetta o l’ingresso di un parlamentare che codifica un partito. Parlano i fatti».
Il patto del Nazareno con Berlusconi rinascerà?
«Fin dal primo giorno abbiamo chiesto a tutti di partecipare alle grandi riforme costituzionali. Berlusconi in un primo momento ha ritenuto di essere parte attiva nella riscrittura della Costituzione, siamo andati avanti con lui e poi senza di lui. Noi non cerchiamo nessuno e certo non aspettiamo i comodi di Berlusconi».