martedì 14 luglio 2015

Corriere 14.7.15
Voto a passo di corsa sul pacchetto
Ma il governo è già in disfacimento
di Federico Fubini


La maggioranza guidata da Alexis Tsipras andrà in disfacimento quando dovrà approvare il pacchetto di misure di austerità. Nella sede di Syriza, il partito del premier: «È stato bello crederci, ma adesso incomincia il nostro inverno nucleare».

ATENE Come ci si sente nel ventre di un protettorato, lo scopriranno i deputati greci in Parlamento stamattina quando sarà chiesto loro di votare in due giorni più leggi che negli ultimi cinque mesi. Non sarà un’impressione arbitraria la loro ma un dato di fatto, a credere a Robert Fico. Ieri mattina all’uscita dal vertice di Bruxelles, il premier slovacco ha descritto la soluzione individuata per la Grecia così: un «protettorato» e, ha aggiunto, «non c’è niente di male in tutto questo».
Che la definizione sia adatta o no, la realtà che vi è dietro ha subito iniziato a disgregare il sistema politico ad Atene. Nel pomeriggio di ieri Alexis Tsipras ha riunito i ministri economici e alcune delle figure di vertice del suo partito, Syriza, per mettere a punto l’atto legislativo che in tarda serata è poi approdato in Parlamento. Lì dentro il premier di Atene ha inserito un primo intervento per accrescere il gettito Iva, un altro per aumentare i contributi sanitari su tutte le pensioni, una ghigliottina «semi-automatica» sulla spesa pubblica quando gli obiettivi di bilancio verranno mancati, più nuove misure per proteggere l’ufficio statistico dalle minacce e dalle intrusioni dei politici.
Su questo pacchetto di austerità, racchiuso in una legge da approvare con procedura d’urgenza in un voto unico, la maggioranza andrà in disfacimento già oggi nei comitati parlamentari. Le misure passeranno domani in plenaria con il contributo delle opposizioni espressione dell’europeismo tradizionale: i conservatori di Nea Demokratia, i socialisti del Pasok, i liberal-democratici di Potami («Il Fiume»). Tsipras era asceso al potere per mandarli in pensione, e da ora in poi è di fatto nelle loro mani. Molti dei suoi compagni di partito ormai lo disprezzano, molti di coloro che lui stesso disprezzava lo tengono politicamente in ostaggio.
Vista da Berlino, o dall’Aia, non c’è solo la repressione di una sommossa europea goffamente condotta da Tsipras. C’è soprattutto una dose tipicamente protestante di ruvida educazione ai riluttanti, nel loro interesse. Ma vista da Atene, è una capitolazione delle ultime parvenze di indipendenza che in sé porta già i semi di nuova instabilità politica. Il premier per primo sa che è destinato a pagare a caro prezzo la scelta di non spingere il Paese verso un default incontrollato, e un’uscita dall’euro affrontata senza sapere come emettere qualunque altro mezzo di pagamento credibile.
Contro di lui le nuove opposizioni si stanno già formando, e sono i suoi alleati di pochi giorni fa: l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis e la presidente del parlamento Zoe Konstantopoulou. Quando le misure che Tsipras stesso definisce «recessive» inizieranno a mordere, Varoufakis e Konstantopoulou lieviteranno nei sondaggi come aveva fatto lui stesso dai ranghi dell’opposizione negli anni scorsi.
Per Tsipras è una situazione insostenibile, ed è per questo che nei ranghi della nuova maggioranza in formazione si stanno cercando le possibili soluzioni. La più ovvia sarebbe andare ad elezioni anticipate in settembre in modo da dare legittimità al nuovo potere, ma non è una strada facile: significa paralizzare di nuovo i negoziati con i creditori e ripiombare il Paese in una nuova crisi di liquidità. C’è dunque chi pensa all’opzione nucleare: un nuovo referendum sull’accordo, questa volta solo dopo averlo concluso e ratificato davvero, per chiedere ai greci una volta per tutte se scelgono i sacrifici oppure la dracma.
Anche questo però rischia di bloccare i rapporti con l’Europa troppo a lungo per tenere in vita le banche. In un chiaro segno che non le ritiene davvero solvibili, ieri la Banca centrale europea ha evitato di concedere loro maggiori prestiti di emergenza. Quando e per quanto potranno essere ricapitalizzate dall’Europa non è chiaro. Ma è certo che resteranno chiuse a lungo e, quando riapriranno, non tutti i risparmiatori troveranno i loro depositi intatti. Dopo l’ultimo weekend, la Grecia si è svegliata ancora nell’euro. Come e per quanto non lo sa nemmeno lei.