martedì 14 luglio 2015

Corriere 14.7.15
L’intervista Cuperlo: non so se Syriza riuscirà a sopravvivere ma il Pse ha fallito tutto L’Italia aveva l’occasione di contare durante il semestre europeo ma la forza è mancata


ROMA Tsipras umiliato?
«Se qualcuno o qualcosa esce umiliato da questa vicenda credo sia l’Europa».
Non il premier greco, onorevole Gianni Cuperlo?
«Ha ragione chi dice che forse si è evitato il peggio, ma non il male. La Grecia resta nell’euro, ma il re adesso è nudo e la crisi di una unione monetaria incapace di ridurre gli enormi gap di competitività al suo interno è sotto gli occhi di tutti».
Come la sconfitta di Tsipras, non crede? Anche Syriza vuole scaricarlo.
«Tsipras ha sollevato il velo su molte ipocrisie di una integrazione dominata dagli interessi nazionali, dalla speculazione e da un dramma umanitario con pochi precedenti in tempo di pace. La Germania, non da sola, considerava il governo di Atene un’anomalia da risolvere. Non ci sono riusciti e tutti escono un po’ più deboli».
Hanno sbagliato i suoi colleghi parlamentari che il 5 luglio sono andati ad Atene con la «Brigata kalimera»?
«Io non sono andato, ma ho rispetto per chi ha manifestato vicinanza a quel popolo. Keynes, all’indomani della conferenza di Versailles, spiegò che l’Europa per rafforzare la sua civiltà non doveva umiliare una nazione. Era il 1919 e parlava della Germania».
La Merkel ha le sue responsabilità, ma anche chi a sinistra si è innamorato di Tsipras è rimasto deluso. Lei no?
«Magari Tsipras ha fatto degli errori, tuttavia ha inciso come pochi altri sul confronto politico e nulla sarà come prima. La mia delusione riguarda il socialismo europeo. Afono e privo di leadership all’altezza. Hollande ha avuto almeno il merito di provarci. Ma questo Pse è da rifondare. Così com’è somiglia più a una burocrazia senz’anima, mentre fuori da lì cresce una sinistra che sarebbe una sciagura non vedere, ascoltare, coinvolgere».
E la linea di Renzi?
«Siamo apparsi incerti. Sul referendum piuttosto subalterni alla linea Merkel. Dopo, e l’ho preferito, più vicini alla Francia. Ma parlare di una scelta tra euro e dracma non è stato tra i tweet più felici».
Per Fassina, il premier ha perso una grande occasione.
«La nostra occasione era il semestre di presidenza, dove Renzi è arrivato sull’onda del formidabile successo alle elezioni. Ma quel capitale politico è rimasto congelato e non si sono sollevati i nodi di fondo della crisi europea: parametri ottusi, carenza di investimenti, debiti e interessi che strangolano la crescita. Bisognava risvegliare un sogno, ma è mancata la forza o le capacità».
Per D’Alema cambiare l’Europa in senso più sociale spetta alla sinistra democratica. A Hollande, a Renzi...
«La sinistra socialista deve allargare il campo. Serve una svolta storica nel modo di concepire integrazione, economia, civiltà. Se riduci l’Europa alla sola moneta, quella diventa un’ideologia, per di più pericolosa».
Il progetto di una Syriza italiana diventa più difficile?
«Lavoro per la mescolanza e l’unità. Le divisioni non aiutano la sinistra. Ma oggi mi chiedo piuttosto se resisterà la Syriza greca e quale destino è riservato a un popolo prostrato. Quanto a noi, mi batto per un Pd che cambi rotta e linea. Sull’Europa e su parecchio altro».
Monica Guerzoni