sabato 11 luglio 2015

Corriere 11.7.15
Il Campidoglio e le tracce di corruzione Così si arrivava agli appalti inquinati
Si dimette l’ex capo della segreteria di Marino
Gabrielli: con Alemanno Mafia Capitale intimidiva
di Giovanni Bianconi


ROMA Ci sono piccole storie che svelano grandi irregolarità e sistematiche manovre corruttive, nelle pieghe dell’indagine amministrativa sulle infiltrazioni di Mafia Capitale nel Comune di Roma. Per esempio un appalto dal valore pressoché insignificante rispetto al «gigantismo» del bilancio generale (474.000 euro destinati alla gestione del servizio di pulizia e manutenzione degli arenili di Castel Porziano per il 2014), però emblematico del modo di operare della presunta associazione mafiosa guidata da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Assegnato con una procedura in cui sono state rilevate diverse «carenze».
Il Comune aveva suddiviso l’appalto in due lotti, «per ognuno dei quali ha individuato i soggetti da invitare a gara; senonché tutti i soggetti invitati sono risultati direttamente o indirettamente riconducibili a Buzzi, alcuni addirittura parte integrante del suo sodalizio». Una ulteriore dimostrazione, secondo la commissione d’indagine, «dei collegamenti tra il sodalizio criminale e il vertice politico-amministrativo del Municipio». Nel caso specifico, quello di Ostia. Ma «il percorso amministrativo seguito da questo appalto si incrocia», per i commissari, con l’attività del Dipartimento Ambiente e Territorio del Comune sotto l’attuale gestione; in particolare con «l’atto di indirizzo adottato dall’assessore Estella Marino, su sollecitazione del dottor Altamura (dirigente arrestato per corruzione nella seconda fase dell’operazione della Procura, ndr ) che ha innalzato l’importo degli appalti da riservarsi alle cooperative sociali».
Sempre a Ostia c’è la vicenda della nuova sede dei vigili urbani, «ospitati in un immobile di proprietà della Immobilgest, nonostante la metratura dei locali fosse inferiore a quella richiesta dal bando e la destinazione del bene non conforme»; il contratto è scaduto, ma l’amministrazione continua a pagare più di un milione all’anno come «indennità di occupazione». Quando il comandante della Polizia locale di Roma Raffele Clementi, «che in maniera a dir poco singolare non era stato affatto coinvolto nella procedura», lo venne casualmente a sapere, provò a opporsi. In maniera «ferma e formale». Inutilmente: «Il Dipartimento Patrimonio del Comune insiste nella volontà di stipulare il contratto a far data dal 1° aprile 2015». Il problema è che l’Immobilgest è «riconducibile alle proprietà di Mauro Balini», presidente del Porto di Ostia; un personaggio — scrivono gli ispettori — che con il suo corredo di relazioni e contatti è lo strumento attraverso cui l’organizzazione criminale effettua il salto di qualità verso attività commerciali di apparente rispettabilità e liceità».
I commissari concludono stigmatizzando «l’irregolarità della condotta del Comune nella gestione della gara», e anche questa considerazione è stata analizzata dal prefetto Gabrielli per arrivare alle sue determinazioni. Che da un lato hanno portato alla proposta dello scioglimento per mafia del Municipio di Ostia, dall’altro a utilizzare toni più indulgenti con l’assessore Estella Marino: «Non pare discutibile che il dottor Altamura sia inizialmente riuscito nell’intento di “orientare” l’assessore verso decisioni che riservavano alle cooperative una serie di affidamenti in materia di verde pubblico; ma è da sottolineare come ciò sia accaduto nei primi tempi del suo incarico, quando è lecito ritenere che l’amministratore non avesse penetrato a sufficienza la conoscenza degli uffici a lei facenti capo, e dei personaggi che li popolavano».
Tra l’altro Gabrielli precisa che «alla criticità del contesto (ereditato dal sindaco Ignazio Marino dalla Giunta Alemanno, ndr ) si aggiunge, duole dirlo, una generale assenza di iniziative di organi esterni capaci di fornire la dimensione del pericolo dell’infiltrazione mafiosa o, più in generale, delle anomalie esistenti nel sistema degli appalti capitolini; e questo nonostante che alcune rilevanti iniziative di indagine avevano portato alla luce significativi casi di malaffare riguardante le partecipate di Roma Capitale». Una censura apparentemente rivolta all’ex prefetto Pecoraro, il quale insediò la commissione d’accesso che ha riservato severe critiche non solo alla Giunta Alemanno ma anche a quella Marino.
Gabrielli ha concluso il suo lavoro proponendo, tra l’altro, la rimozione del segretario generale del Campidoglio in carica con entrambi i sindaci, Liborio Iudicello. Destinatario di analoga proposta era anche l’ex capo della segreteria del sindaco Marino, Mattia Stella, che nelle intercettazioni appariva come uno che Buzzi intendeva utilizzare per i suoi scopi. Stella ieri si è dimesso, (come Iudicello), e il sindaco gli ha ribadito vicinanza e solidarietà. Quanto alle due amministrazioni, il prefetto spiega che con Alemanno Mafia Capitale utilizzava «come strumento principe l’intimidazione mafiosa», mentre con Marino «la disponibilità di amministratori e dipendenti pubblici viene acquisita attraverso la corruzione».