sabato 11 luglio 2015

Corriere 11.7.15
Il rifiuto del 2 per mille: un plebiscito contro i partiti
di Pierluigi Battista


Non ci voleva molto a capire come mai i partiti fossero e restino ancora così contrari al deperimento del loro finanziamento pubblico. Il perché ammonta a una cifra resa nota in questi giorni: 325 mila euro. È la cifra complessiva che 16.518 contribuenti su circa 41 milioni hanno deciso di erogare ai partiti attraverso il meccanismo (volontario) del 2 per mille. Un cifra risibile. Un plebiscito contro i partiti. Un segnale, l’ennesimo, che i cittadini italiani non sono disposti a sborsare nemmeno un euro per finanziare la politica. Un rifiuto massiccio, corale, quasi unanime. Si capisce che i partiti abbiano qualche remora ad affidare al contributo volontario delle persone la loro sopravvivenza economica. Ma non si capisce bene se non si vergognino almeno un po’.     Se sentano qualcosa che assomiglia all’umiliazione, alla percezione di un isolamento nel recinto degli infetti, con una reputazione oramai ai minimi storici, perché sotto quei minimi c’è soltanto il nulla.
E invece se ne lamenteranno. E chiederanno di spremere le risorse pubbliche. Non si chiederanno se per caso non sia malata una politica incapace di attirare su di sé un gesto generoso, di simpatia, di incoraggiamento. Diranno che è colpa della predicazione dell’«anti-politica».
Non si domanderanno come mai siano così poco amati, anzi siano così disprezzati, considerati dei parassiti, dei dilapidatori di risorse, apparati di potere che succhiano denaro da ogni opera pubblica, che praticano il voto di scambio, che mandano in Parlamento gente mediocre, in qualche caso ignorante, priva di ogni credibilità e autorevolezza.
Se la prenderanno con gli italiani. Ci vorrebbe un soprassalto di orgoglio. Un sussulto di consapevolezza: farsi contagiare dall’idea che quei soldi devono meritarseli, con un minimo di passione militante. Altrimenti si spartiscano i 325 mila euro. Di più è troppo.