domenica 7 giugno 2015

Repubblica 7.6.15
Scioglimento, il destino di Roma in 700 pagine
Tra una settimana al prefetto il dossier degli ispettori che da mesi setacciano gli atti. Il Comune rischia di essere commissariato per più di un anno. Gabrielli: “C’è un quadro lesivo della credibilità delle istituzioni”. Ma Sabella ribatte: “Già voltata pagina”.
di Giovanna Vitale


ROMA Da qualche giorno uno spettro è tornato a Palazzo Senatorio: quello dello scioglimento per mafia. E non solo perché ad agitarlo, mentre il Pd lo esclude, è praticamente l’intero centrodestra. Il 15 giugno scade infatti il termine entro il quale la Commissione di accesso agli atti, insediata a metà dicembre, dovrà consegnare la relazione sull’eventuale inquinamento dell’amministrazione. Nominata in seguito all’esplosione dell’inchiesta Mondo di Mezzo, è presieduta dal prefetto Marilisa Magno e coadiuvata da una struttura investigativa formata da carabinieri, polizia, Dia e Finanza. Una squadra che da quasi sei mesi setaccia ogni delibera di giunta, verbale di consiglio, gara d’appalto, determina dirigenziale votata o firmata negli ultimi sette anni in Campidoglio, aziende partecipate e municipi: i cinque di Alemanno e i primi due di Marino.
Un lavoro immane che confluirà nella relazione da inviare — entro una settimana — al neo-prefetto Franco Gabrielli. Il quale, pur non conoscendo l’esito dell’attività ispettiva, spiega che «la Commissione sta producendo una relazione corposissima, ha già superato le 700 pagine, e anche a causa degli ulteriori sviluppi dell’inchiesta si prenderà tutto il tempo fino al termine». Dunque il 15 giugno. «Poi il prefetto avrà a disposizione 45 giorni, in cui formulerà le sue valutazioni, anche sentito il Comitato per l’ordine e la sicurezza allargato al procuratore Pignatone. Non vorrei sembrare Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore», precisa Gabrielli, «ma esaminare tutto richiederà tempo». E si arriva al 30 luglio. A quel punto la palla passerà al ministro dell’Interno che «farà un’ulteriore istruttoria e se dovesse ritenere che il Comune sia infiltrato proporrà lo scioglimento al Consiglio dei ministri, organo cui spettano questi provvedimenti». Anche se poi, tecnicamente, è il presidente della Repubblica a emettere il decreto.
Non fa previsioni, Gabrielli, ma valutazioni quelle sì, e non sono confortanti: «Non posso escludere nulla. Quanto emerso dalle carte, gli intrecci, le relazioni, sono molto preoccupanti e grandemente disarmanti, un quadro lesivo della credibilità delle istituzioni». Tutto è dunque possibile. Nell’ipotesi peggiore, il Campidoglio resterebbe commissariato dai 12 ai 18 mesi prorogabili fino a 24. Dopodiché si andrebbe a nuove elezioni. Escludendo per incandidabilità il sindaco, i consiglieri e gli assessori uscenti, compresi quelli municipali. Significherebbe azzerare l’intera classe politica attuale. Scenari shock che l’assessore ex pm Alfonso Sabella esclude: «Le criticità necessarie per sciogliere devono essere “attuali”. Ma noi abbiamo voltato pagina».