Repubblica 6.6.15
Soldi, coca e affari la guerra tra bande per spartirsi il mare di Roma
Ostia come laboratorio politico-criminale: Carminati che si allea con il clan Fasciani e alcuni consiglieri comunali capitolini che reclamano ciò che gli spetta
Ed entrano in conflitto con i piani di Buzzi. Dagli appalti fino agli interessi più sporchi
di Attilio Bolzoni
TUTTI vogliono prendersi Ostia.
Con le buone o con le cattive, con la pistola in mano o con rapine mascherate da buon governo. E tutti sono lì, in agguato, per diventare i padroni del mare di Roma. C’è ressa fra il lungomuro e la pineta di Castelporziano. Nelle carte di Mafia Capitale tanti sono i nomi e tanti sono anche gli omissis che annunciano una bufera in quella città nella città che è a trenta chilometri dal Campidoglio.
«Gramazio c’hà fatto avere un sacco di soldi su Ostia e al Municipio de Ostia stanno a preparà gli atti per darli tutti a noi», si rallegra Salvatore Buzzi appena viene a conoscenza che dalla Regione sta arrivando un milione di euro che finirà nelle casse del parlamentino di Andrea Tassone, il mini sindaco che Buzzi considera praticamente di sua proprietà. Pupi e pupari nel teatro delle marionette di Roma mafiosa.
Ma la dependance di Ostia è terra complicata. Con trafficanti di droga che fanno commercio, con Massimo Carminati che stringe alleanza — una delle scoperte più interessanti dell’indagine — con i Fasciani, con l’invadenza molto sospetta di alcuni consiglieri comunali che reclamano ciò che spetta loro di diritto capitolino. Ostia non è solo sacco edilizio e stabilimenti balneari fuorilegva ge, non è solo alberelli da potare per dare qualche mancia ai mendicanti delle circoscrizioni, Ostia si presenta negli atti giudiziari come un laboratorio criminale alle porte di Roma.
Cominciamo dalla politica famelica. Chi comanda lì? Salvatore Buzzi immagina di essere il solo attore protagonista ma racconta al compare Carlo Guarany, il suo vice della 29 giugno: «D’Ausilio me ferma in consiglio comunale e me dice: “Aah, io so che tu stai con Coratti.. le cose.. però ce sono pure io.. le vediamo insieme”... ». Gli risponde Guarany chiarendogli la situazione: «Perché a Ostia c’è la moglie (Emanuela Droghei, assessore alle Politiche Sociali nella minigiunta prima del commissariamento e dell’arrivo di Alfonso Sabella, ndr) de D’Ausilio». Replica Buzzi: «Questo verde deve ritornà tutto a noi, mi devi preparà una scheda di tutti i dossier che c’abbiamo aperti con il Campidoglio, cioè mettendoce campo nomadi…mettendoce sia il quinto che il decimo dipartimento e ci mettiamo anche il Comune de Ostia…poi annamo da D’Ausilio e vedemo quale è il problema.. se il problema è questo». Cosa voleva D’Ausilio da Buzzi? Scrivono i magistrati: «Buzzi riferiva ai propri collaboratori che Francesco D’Ausilio gli aveva sottolineato... che qualsiasi questione relati- all’area di Ostia non poteva prescindere dal suo consenso». Il piano di Buzzi stava urtando contro chi accampava un dominio territoriale su Ostia. Annotano ancora i magistrati: «E si scontrava, a detta di Buzzi, con gli appetiti economici di rappresentanti del consiglio comunale (D’Ausilio) che rivendicavano un potere di interdizione sull’assegnazione dei lavori».
Dagli atti giudiziari affiorano storie che dal lungomuro si intrecciano con la politica romana ridotta a mercato, compare un Carminati intermediario di un carico di 503 chili di coca proveniente dal Sudamerica, si manifestano personaggi apparentemente — al momento — ai margini della grande inchiesta che però sono citati ripetutamente. Uno di questi è proprio il consigliere comunale Francesco D’Ausilio, quello che nell’ottobre del 2014 ha presentato le sue dimissioni da capogruppo del Pd in Campidoglio dopo che qualche mese prima aveva commissionato un sondaggio assai molesto contro il sindaco Ignazio Marino. E se D’Ausilio non risulta indagato (lo è però l’ex segretario Calogero Nucera, «il suo alter ego», precisano gli investigatori), il suo nome riempie molte pagine dell’ordinanza di custodia cautelare di Mafia Capitale. Su mandato del solito Buzzi lo cercavano per avere «consenso in sede di consiglio comunale e di giunta» contro il sindaco per non rimuovere un funzionario (insieme all’ex presidente del consiglio Mirko Coratti e all’ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo, tutti e due arrestati) e anche per sensibilizzarlo sulla questione del riconoscimento dei debiti fuori bilancio tanto cara a Buzzi. Ma è su Ostia — dove mai un consigliere del X Municipio ha presenziato una sola volta al processo dei Fasciani, il Comune di Roma era parte civile — che si concentrano molte attenzioni di D’Ausilio provocando l’ira di Buzzi. Un giorno sbotta al telefono con Paolo Salvi, il braccio destro di Tassone: «Martedì devo incontrare Figurelli (il segretario di Coratti, ndr) e Coratti che m’hanno convocato per questa storia di Lucera che mi ha rotto il cazzo. Perché D’Ausilio si è messo in testa che è lui che deve decidere sulle cooperative: chi vince e chi perde».
Questo c’è scritto nelle carte. Il consigliere D’Ausilio saprà certamente fornire una versione diversa, da quella di Buzzi e degli stessi magistrati inquirenti, sul ruolo che gli attribuiscono in Campidoglio. Per quanto riguarda Ostia, registriamo nel web la sua ultima denuncia il 25 maggio scorso. Contro il portale istituzionale www.turismoroma.it: «Ho notato che in tema di telline si è colpevolmente dimenticato di citare Ostia, per quanto quelle di Fiumicino e addirittura di Anzio, siano indubbiamente degne di nota, credo che il litorale laziale non possa prescindere dall’esperienza ostiense e dai suoi itinerari culinari. Ho già scritto all’assessore Marinelli per segnalare questa svista, è giusto che il portale del turismo di Roma Capitale renda onore al merito». Onore al merito.
Dalla politica del X Municipio sino agli affari più «sporchi» di Ostia. C’è un testimone che spiega come Carmine Fasciani gli aveva proposto di trasportare stupefacenti dalla Spagna, si chiama Roberto Grilli e fa lo skipper. Lui rifiutò ma Massimo Carminati gli disse: «So che hai incontrato un nostro comune amico, quello che sta al mare». Era proprio Carmine Fasciani. Lo skipper non sapeva dei business fra Carminati e Fasciani, come non ne avevano prova certa neanche i carabinieri. Poi Grilli svela di una traversata atlantica sull’imbarcazione Kololo II, nell’autunno 2014. Nelle stive del bastimento c’era più di mezza tonnellata di coca, intermediario Carminati. Un’altra scoperta. Nelle conversazioni intercettate er cecato diceva a tutti: «Quella storia della droga... eh.. bisogna essere onesti, la storia della droga è della stampa.. ma chi c’ha avuto mai a che fare.. lo sanno bene che la droga c’ha sempre fatto schifo.. io la droga non l’ho mai venduta».